Giancarlo De Cataldo presenta il nuovo romanzo, Colpo di ritorno. Un articolo di Cristina Diaferia
In occasione della presentazione del nuovo romanzo, Colpo di ritorno, Giancarlo De Cataldo, intervistato da Valerio Calzolaio, ha riflettuto sul rapporto tra giustizia italiana e noir. La sua lunga esperienza da magistrato costituisce la base di partenza per la sua scrittura, mirata, come lui stesso ha confessato, a fornire «uno sguardo più light e più amabile sul mondo giudiziario». Il romanzo, quindi, viene percepito dall’autore come versione edulcorata di quella «burocrazia italiana» che tanto affanna il nostro paese. Politica, ma non solo.
L’opera lirica è un altro aspetto importante per De Cataldo così come per Manrico Spinori, protagonista del suo romanzo: la sfida è cercare sempre un riferimento operistico all’interno della propria narrazione. La tradizione del melodramma, tra l’altro, è strettamente legata alla storia di Milano e, come l’autore stesso dice, trova in Verdi delle «sintesi drammaturgiche fulminanti». Esempio tra tutti, all’interno della prolifica produzione verdiana, è Rigoletto, la cui storia è connotata dalle sfumature proprie del genere crime. Ancora sulla narrazione del delitto, De Cataldo ha sottolineato come niente meglio dell’opera lirica lo abbia saputo rappresentare.
A proposito della valenza del noir, De Cataldo individua in questo genere la possibilità di aprire a nuovi scenari e a nuove forme narrative. Colpo di ritorno, quarto romanzo della fortunata serie (Io sono il castigo, 2020; Un cuore sleale, 2020; Il suo freddo pianto, 2021), è frutto quindi di una curiosità investigativa che appartiene al creatore di Romanzo criminale, ma rivela anche il bisogno di scavare dentro di sé. «Nella scrittura c’è un aspetto un po’ zen», dice De Cataldo, confessando in parte il desiderio di riscoprire se stesso attraverso i suoi romanzi.