Le scelte «artistiche e politiche» di Pivio & Aldo De Scalzi. Un articolo di Alessia Tropolini
L’ultima giornata di questa edizione del Noir in Festival si è aperta a ritmo di musica con i compositori Pivio e Aldo De Scalzi, punti di riferimento nel mondo sonoro della cinematografia italiana.
E subito si è parlato della triplice avventura acustica-sonora di Diabolik, l’iconica trilogia dei Manetti Bros., nella quale suono e immagine si fondono squisitamente per ricreare un’atmosfera in perfetto stile noir.
L’incontro è proseguito con l’ascolto della colonna sonora. Questo tema musicale crea un’associazione diretta con Diabolik, e si adatta in modo efficace alle diverse scelte sonore della trilogia, spaziando dall’orchestrale del primo film, passando attraverso la musica degli anni Settanta del secondo, fino ai suoni funky del terzo.
L’unicità delle musiche non è data solo dalle sonorità dei musicisti, bensì anche dalla scelta controcorrente del vinile come supporto di riproduzione. «Perché quella dei vinili è una scelta politica precisa – spiega Pivio –. La situazione al momento porta ad avere un’attenzione bassa verso l’ascolto della musica, mentre il vinile ti obbliga a dedicare del tempo a un ascolto consapevole. Qui c’è un percorso musicale già deciso e con un senso».
Di seguito, i due musicisti insieme a Gianni Canova, moderatore dell’incontro, hanno discusso dell’autorialità del compositore nel contesto cinematografico e del rapporto tra col regista. Pivio ha sottolineato che «le cose funzionano quando tra regista e compositore c’è un reciproco rispetto», evidenziando come la visione del regista debba lasciare spazio alla creatività del compositore, affidandosi alla sua capacità interpretativa.
L’incontro si è chiuso con una riflessione amara sulla crescente tendenza della produzione cinematografica ad utilizzare le canzoni come colonne sonore. Tale direzione rappresenta sia un ostacolo che una sfida per i compositori.