Marina Fabbri intervista l’autore de I lunghi coltelli, rivelatosi ai lettori di tutto il mondo nel 1993 con Trainspotting. E come accaduto per Crime, le indagini del detective Ray Lennox saranno nuovamente oggetto di una miniserie televisiva.
«Volevo esaminare un personaggio con un’esperienza post-traumatica alle spalle. Una cosa che accade a tanti individui nella vita. In molti subiscono una violenza o soffrono d’ansia o stress. E io desideravo vedere come affrontano la vita e come sono trascinati in situazioni che portano a una vendetta. Una scelta autodistruttiva, anche se a volte sembra l’unica via percorribile».
Sollecitato dalle domande di Marina Fabbri, Irvine Welsh ha risposto a proposito del suo nuovo romanzo, I lunghi coltelli, pubblicato in Italia da Guanda. Secondo libro, dopo Crime, ad avere per protagonista il detective Ray Lennox (e una terza storia lo riguarderà il prossimo anno, con Resolution), apparso in realtà per la prima volta in Filth come assistente di un altro memorabile antieroe, dissoluto e devastato, Bruce Robertson.
«Pensavo che quel personaggio – dice Welsh riferendosi a Ray Lennox quando ancora era un comprimario – fosse un tipo interessante, pieno di segreti. Così, ho voluto ampliare il suo ruolo in Crime. Da cui poi abbiamo tratto anche una serie televisiva di sei episodi, trasmessa lo scorso anno. E I lunghi coltelli è un sequel sia letterario che televisivo. Insomma, ormai ho una certa dimestichezza con Lennox, e mi piace molto scrivere su di lui e scoprirne tutte le sfumature. Perché non lavoro molto sulla trama ma sui personaggi e lascio che siano loro di volta in volta a raccontare la storia. In genere, ho un’idea su un tema vago. Ed è proprio il personaggio a completare tutti i dettagli con le sue ossessioni e le sue interazioni con gli altri».
A proposito di trasposizioni televisive, Welsh così si è espresso sugli attori che hanno interpretato alcuni dei suoi personaggi: «In Filth [film diretto nel 2013 da Jon S. Baird, NdR], credo che il Bruce Robertson di James McAvoy sia una delle migliori interpretazioni che mi sia mai capitato di vedere. Il modo in cui affronta i passaggi emotivi che portano al crollo del personaggio è assolutamente favoloso, semplicemente incredibile. Pensavo che nessuno potesse eguagliarlo. Finché non ho ammirato l’interpretazione di Dougray Scott che fa Rayn Lennox in Crime. È davvero straordinaria. Io e Dougray siamo amici e pensavamo a questa serie da dieci anni. Quindi ha avuto a disposizione tutto quel tempo per investire su quel ruolo. E si vede chiaramente. Lui diventa quel personaggio. Tutte le sfumature, le cose che deve affrontare, le sfrutta fino in fondo».