È il 1976. Maria è un’attivista guatemalteca che si ribella alla dittatura militare. Le minacce di morte la costringono a fuggire in Messico, abbandonando il figlio. Dieci anni dopo, quando lui la raggiunge, è costretta a scegliere tra l’essere una madre o una rivoluzionaria.
sceneggiatura
César Diaz
fotografia
Virginie Surdej
montaggio
Alain Dessauvage
musica
Rémi Boubal
suono
Bruno Schweisguth
Charles de Ville
Gilles Bénardeau
scenografia
Pilar Peredo
costumi
Sabrina Riccardi
interpreti
Bérénice Béjo (Maria)
Matheo Labbé (Marco)
Leonardo Ortizgris (Miguel)
Julieta Egurrola (Eugenia)
produttori
Delphine Schmit
Géraldine Sprimont
Anne-Laure Guégan
produzioni
Need Productions
Tripode
co-produzioni
Pimienta
Menuetto
France TV
RTBF
VOO & BE TV
Proximus
Shelter Prod
produzioni associate
YK Well Enterprise
Yukunkun
vendite internazionali
Bac Dilms / Goodfellas
«Sono nato nel 1978, durante la guerra civile in Guatemala. Mia madre ha lottato contro la dittatura ed è stata costretta ad andare in esilio in Messico quando avevo tre anni. Lo fece per salvarsi, ma anche per continuare a combattere. Io sono rimasto in Guatemala con mia nonna. Per questo non sono mai stato il figlio di mia madre. Ero il figlio di mia nonna e vedevo mia madre come un’amica, come una sorella maggiore. Non ho mai dubitato del suo amore per me, ma avrei avuto bisogno della sua presenza. E lei non poteva darmela. […] Ho scelto di ambientare la storia nel 1986, cioè nell’anno dei Mondiali di calcio in Messico. È un periodo che fa parte dei miei ricordi d’infanzia e offre un interessante contrasto tra la gioiosa atmosfera popolare e le difficoltà affrontate dai militanti rivoluzionari. Il 1986 rappresentò un momento cruciale per il Guatemala: le autorità avevano indetto un’amnistia che consentiva ai combattenti della resistenza di arrendersi senza subire ritorsioni, a patto che collaborassero con il governo. In molti, stanchi della lotta, tornarono in Guatemala. Solo in seguito, abbiamo appreso che il governo raggirò questi militanti per colpire ancor più duramente la resistenza». (César Diaz)
Dopo aver studiato in Messico e in Belgio, César Diaz (Guatemala, 1978) è entrato a far parte del laboratorio di sceneggiatura della FEMIS di Parigi. Da oltre dieci anni monta film di finzione e documentari. Tra il 2010 e il 2014, ha diretto i cortometraggi Semillas de cenizas, presentato in una ventina di festival internazionali, e Territorio liberado, vincitore del premio IMCINE in Messico. Nuestras madres, selezionato alla Settimana della Critica e premiato con la Caméra d’Or nel 2019, è il suo lungometraggio d’esordio.
2024 Mexico 86
2019 Nuestras madres
2014 Territorio liberado
2010 Semillas de cenizas