presenta Antonio Monda in collaborazione con La Milanesiana
Ambientato nel 1836, il 63mo romanzo della grande scrittrice Joyce Carol Oates trae ispirazione da eventi reali accaduti in un manicomio femminile, dove il dottor Silas Aloysius Weir, dopo essere stato accusato di un esperimento letale su una neonata, trova rifugio. Nel manicomio, l’inquietante medico protagonista esercita crudeli pratiche su donne vulnerabili e trascurate dal sistema sanitario, donne che diventano cavie per esperimenti che sfidano ogni principio etico, in un contesto storico in cui la salute mentale era trattata con scarsa empatia. Sebbene le sue azioni siano profondamente riprovevoli, il dottor Weir è glorificato dalla società dell’epoca come un luminare d’avanguardia nel campo della chirurgia, tanto da ottenere il riconoscimento di «padre della gino-psichiatria». Un elemento centrale del romanzo è rappresentato dal personaggio di Brigit Kinealy, una giovane domestica irlandese che diviene il principale bersaglio degli esperimenti del dottor Weir. Brigit è l’unica figura capace di opporsi al dominio autoritario del dottore e porta dentro l’opera un accento sentimentale in un contesto altrimenti cupo, poiché alla fine diventerà la sua assistente e Weir sarà ossessionato dalla sua bellezza ultraterrena credendo in una tacita comunione speciale tra loro. Il personaggio di Brigit dimostra come l’umanità possa resistere anche nelle situazioni più disperate, grazie alla speranza, in un mondo altrimenti dominato dalla follia e dal terrore. Macellaio ha l’energia febbrile, la spinta narrativa e l’ampiezza descrittiva di gran parte delle opere precedenti di Oates. Alla fine, però, la portata del romanzo è più ampia di quanto si possa pensare, diventando un commento empatico e perspicace sui diritti delle donne, sugli abusi del patriarcato e sulla servitù dei poveri e degli emarginati. Oates, come è sua abitudine, riesce a creare un mondo che è diverso dal nostro ma familiare, rendendo impossibile ignorare le sue osservazioni sulla natura contorta del genere umano e sulla violenza a esso a volte associata.
Joyce Carol Oates è nata a Lockport, nello stato di New York. Dopo aver vissuto tra Stati Uniti e Canada, dal 1978 vive nel New Jersey. Ogni anno è tra le forti candidate del Nobel e più volte finalista al Premio Pulitzer per le sue oltre settecento storie tra romanzi, racconti, memoir, opere teatrali, narrativa per ragazzi, saggi e poesie. Lavori che hanno ricevuto importanti riconoscimenti, tra cui ricordiamo: la National Medal of Humanities, il National Book Critics Circle Ivan Sandrof Lifetime Achievement Award, il National Book Award e il PEN/Malamud Award for Excellence in Short Fiction. Ha insegnato scrittura creativa alla Princeton University dal 1978 al 2014 ed è professore alla University of California di Berkeley, dove insegna short fiction. È membro dell’American Academy of Arts and Letters dal 1978. Dal 1963, Oates ha scritto più di un centinaio di romanzi e saggi, cimentandosi con i generi più diversi, curando il suo stile unico, toccando temi diversi come la famiglia, le origini, la violenza sulle donne, l’innocenza violata, la sconvolgente esperienza dell’amore, denunciando la corruzione, il razzismo e il sessismo insiti nella cultura americana e confermandosi una scrittrice spietata e meravigliosa, quanto inafferrabile. Al centro della sua narrativa è il Male: talmente naturale da diventare il motore di molte sue storie e la materia stessa dei suoi personaggi. In occasione del Premio Raymond Chandler, la scrittrice ha dichiarato: «È un grande onore ricevere un riconoscimento il cui primo vincitore è stato Graham Greene, un maestro del genere letterario che combina il mistero con un forte nucleo morale, le energie propulsive della suspense con i poteri permanenti del mito e il brivido della narrazione che è la nostra eredità più antica. Il thriller è il veicolo, il noir è il paesaggio, una visione della vita che è, per molti, il più accurato degli specchi in cui si riflette la vita». Da sempre presente nel panorama editoriale italiano, con numerosi titoli editi da Il Saggiatore, Mondadori, Rizzoli, E/O, negli ultimi anni la pubblicazione delle opere di Joyce Carol Oates è curata da La nave di Teseo che ha dato alle stampe, tra gli altri: Ho fatto la spia (2020), Una brava ragazza (2020), La figlia dello straniero (2020), Pericoli di un viaggio nel tempo (2021), Blonde (2021), La notte, il sonno, la morte e le stelle (2021), Sorella, mio unico amore (2022), L’altra te (2022), Respira (2022), Babysitter (2023), Dammi il tuo cuore (2023), La madre che mi manca (2024) e, con il marchio La Tartaruga, la raccolta di racconti Circostanze attenuanti (2024). Ed è appena uscito, il 26 novembre, sempre per La nave di Teseo, il suo nuovo libro, Macellaio. Tra il 1976 e il 2022 il cinema ha prodotto 25 opere tra lungometraggi e corti basati sui suoi libri, tra cui il più popolare è il recente Blonde (2022), il film di Andrew Dominik sulla vita di Marylin Monroe, candidato all’Oscar, ma ricordiamo anche Doppio amore (L’amant double, 2018), di François Ozon, interpretato da Jérémie Renier e passato in concorso a Cannes, tratto dal racconto Lives of the Twins. E ancor prima: Foxfire (1996), di Annette Haywood-Carter, con il debutto da attrice di Angelina Jolie, e il suo omonimo remake francese di Laurent Cantet del 2012 tratto da Ragazze cattive.