Domenica 4 dicembre, ore 21.00, IULM 6, Sala dei 146. Una serata di immagini, testimonianze, scoperte e un ospite a sorpresa.


Il 1992, anno secondo del Noir in Festival, rappresenta un vertice di qualità e spettacolarità tra cinema, letteratura e storia, difficilmente ripetibile. Retrospettive (dedicate a Michael Curtiz, Jules Dassin, Emile De Antonio), indagini tra cronaca e storia (l’omicidio di JKF tra i Garrison Tapes e i materiali d’inchiesta), la vicenda italiana di Orson Welles (per cui il festival coprodusse il documentario Rosabella di Ciro Giorgini e Gianfranco Giagni), una selezione cinematografica con autori come Nicholas Roeg, Steven Soderbergh, Peter Medak, Kon Ichikawa e star del calibro di Theresa Russell, Jeremy Irons, Forest Whitaker, Sharon Stone. In quell’edizione, si fece largo un giovane cineasta al debutto. Il suo nome, Quentin Tarantino, era noto solo ai pochi che avevano assistito alla presentazione notturna del suo primo film, Reservoir Dogs, al Festival di Cannes. Il giovane Tarantino sbarcò a Viareggio (prima sede del Noir) attratto soprattutto dalla magnificenza dei titoli delle retrospettive. Cinefilo vorace, divenne in pochi giorni una presenza indimenticabile del festival che, alla fine, decise di fare uno strappo alle sue regole, assegnandogli un’edizione speciale del suo massimo premio, il Raymond Chandler Award. Intendevamo così segnalare la sua incredibile maestria di narratore con le parole e le immagini. Abbiamo visto lontano e oggi riviviamo quella incredibile stagione del trentennale grazie all’anteprima assoluta del work in progress del documentario C’era una volta a Viareggio di Davide Rapp e Michele Boroni.