Lo scrittore spagnolo è al Festival per presentare «Tutto torna». A moderare la conversazione, Luca Crovi, a sua volta protagonista dell’incontro successivo sul suo nuovo romanzo, «La velocità della tartaruga»
«Quando lavoro, mi piace sentire la musica, soprattutto le colonne sonore di Hans Zimmer. Non le canzoni, però. Se scrivo non voglio ascoltare parole, perché ti entrano in testa e non ti lasciano più». Con questa secca risposta alla domanda musicale di Luca Crovi, Juan Gómez-Jurado ha iniziato la presentazione del suo nuovo romanzo, Tutto torna (Fazi Editore), secondo capitolo di una trilogia iniziata con Tutto brucia.
L’ormai celebre scrittore spagnolo, autore di bestseller e di fortunate serie televisive tratte dai suoi libri, era stato intervistato dallo stesso Crovi diciotto anni prima a proposito de La spia di Dio, quando il successo internazionale non era ancora arrivato. E in un momento nel quale, forse, dava maggior peso all’ambientazione e, in generale, agli scenari delle storie. Ora, invece, sembra concentrarsi di più sui personaggi. «La mia vita è cambiata completamente nel momento in cui non ho dovuto più fare lavori onesti e ho potuto dedicarmi esclusivamente alla narrativa. Sono molto grato al pubblico che mi consente di continuare a raccontare le mie storie».
«Con il passare del tempo – ha proseguito lo scrittore –, il thriller è diventato un espediente per divertirmi con i miei personaggi. E una delle cose che mi piacciono è sfidare la convenzione dei generi. Mi interessa la storia dei personaggi. E non arrivare a tutti costi a una scena madre. Se c’è, bene, se non c’è, va bene lo stesso. Il lettore non è più quello degli anni Novanta. Non è quello che leggeva i thriller anglosassoni. Quindi potete darmi l’etichetta che volete, scrittore di thriller, di misteri, di gialli e altro ancora, ma la cosa che conta di più per me, è che il lettore veda l’evoluzione dei miei personaggi».
Terminato l’incontro, è poi toccato a Luca Crovi autore de La velocità della tartaruga (Nero Rizzoli), rispondere alle domande di Paolo Roversi.