Un editoriale di Marina Fabbri e Giorgio Gosetti
Che profondità ha oggi il nero del Noir? Se andiamo indietro nel tempo, scorrono le immagini pastose o incise dei grandi operatori espressionisti che coniarono i canoni del genere nella Hollywood degli anni Quaranta. Allora era il riflesso del disagio del dopoguerra, sostituito dalla rabbia a colori degli anni Settanta e poi ancora mischiato in un caleidoscopio citazionista all’alba dell’era Tarantino. L’artificiale tridimensionalità del videogame e la complessità tematica celata dietro il segno furente della graphic novel, hanno sparigliato all’alba del nuovo secolo.
In un’epoca mutante in cui la regola è oltrepassare le convenzioni, il valore del genere ha prima tolto e poi restituito all’immaginario il senso primario di questo stile: oggi più di ieri ci parla della frustrazione, della disperazione, dell’ammaccata ricerca di felicità che attraversa le società evolute e si estende a macchia d’olio nei nuovi continenti del Noir.
Noir come grande spettacolo e Noir come termometro dell’inquietudine sociale del nostro tempo: questa la fantastica dualità che da più di trent’anni il nostro festival fotografa, pedina, racconta con le voci degli scrittori, le immagini dei registi, il tratto dei disegnatori e adesso anche con le voci dei podcast, tra memoria e attualità. Inchiesta e cronaca, fantasy e spavento.
Nel mondo dei festival quello del Noir è da sempre un caso unico per il suo carattere interdisciplinare ostinatamente coltivato anno dopo anno; è un’eccellenza nazionale, soggetto importante di una rete internazionale che nel tempo conta la Spagna di Sitges, la Francia di Tolosa e Lione, la Gran Bretagna di Crime Scene, la Germania di Brema: una sorprendente comunità che ha in comune la passione per il genere in assoluto più popolare e significativo del Novecento e del nuovo millennio. In Italia abbiamo stimolato e dialogato con moltissime e diverse realtà che dal nostro modello hanno ripreso vitali e settoriali realtà, talvolta generando epigoni e ricalchi.
Nel panorama culturale, Noir in Festival si è ritagliato una specificità di cui andiamo orgogliosi sia perché ci ha permesso di scoprire talenti e accompagnare le «nuove onde» del genere, sia perché – in un lungo viaggio tra Viareggio, Courmayeur, Como, Milano – ci ha permesso di approfondire il tema della formazione e quello della ricerca, il dialogo tra letteratura e audiovisivo, la memoria storica e l’approfondimento tematico. Ma un festival è, prima di tutto, un momento di spettacolo e festa: elementi che non mancano certo a questa 34ma edizione, realizzata con infinita passione e generosità da un gruppo di splendidi professionisti, resa possibile da istituzioni pubbliche e private, sostenuta da partner e soggetti significativi per la realtà italiana (la Direzione Generale Cinema e audiovisivo del MiC, Cinecittà) e quella milanese (il Comune di Milano, l’Università IULM, la Cineteca Italiana, la Casa del Manzoni, La Milanesiana). A tutti il nostro sincero grazie.