Intervistata da Paolo Bertolin, la regista australiana parla dei suoi studi, di come sia arrivata alla regia anche grazie a Lars von Trier. A settembre dovrebbero iniziare le riprese di “Alice and Freda Forever”.
Jennifer Kent prima di essere regista è stata anche un’attrice. Ha studiato all’Accademia per diventare una grande interprete e poi qualcosa è cambiato, e ha scelto di inquadrare anziché di essere inquadrata. Sollecitata dalle domande di Paolo Bertolin, la regista di Babadook e The Nightingale ha raccontato il suo approdo alla regia.
«Ho sempre pensato di essere una narratrice, e già dalla più tenera età, appena ho imparato a leggere, prendevo i libri della biblioteca della scuola elementare, trovavo opere teatrali e le dirigevo e recitavo. E portavo quelli della scuola a venire a vederle. Ed ero davvero molto piccola, avrò avuto sette o otto anni. Per me recitare e raccontare storie erano la stessa cosa. Mi piaceva fare entrambe le cose. Quando ho finito l’high school – ha proseguito Jennifer Kent –, mi sono iscritta al NIDA, che è la nostra Accademia nazionale di arte drammatica, nella quale si studia teatro. È la nostra scuola di recitazione più importante. Avevo già studiato nella mia città natale per due anni. Quindi alla fine ho studiato a tempo pieno per cinque anni, fondamentalmente interpretando solo classici: Shakespeare, Čechov, Strindberg, Ibsen. Le opere di questi autori mi hanno veramente ispirato e mi hanno fatto capire quello che volevo davvero fare. Poi è stata una questione di come farlo. Ma all’Accademia sono stati molto chiari: o scegli la recitazione o la regia. All’epoca era diverso. Penso di aver scelto la recitazione perché non avevo ancora capito che una donna potesse dirigere un film. Non era una cosa che avevo preso in considerazione. Ho iniziato a recitare professionalmente e non mi piaceva granché. Sono una persona che ha bisogno di alzarsi, sentirsi creativa ogni giorno e di mettere quest’energia in qualcosa. Qualunque attore ti dirà che può essere un’esperienza molto passiva. Quindi gradualmente, per frustrazione, sono tornata sui miei passi, cioè al mio primo amore, scrivere e dirigere. Mi sono sentita molto fortunata per la carriera che ho avuto precedentemente. Amo gli attori e so quanto sia difficile questo lavoro».
Se esistono dei momenti importanti che permettono di prendere una direzione precisa, per Jennifer Kent uno di questi è stato l’incontro con Lars von Trier.
«Quello che sapevo è che non mi sarei iscritta a una scuola di cinema. Avrei finito per odiarlo. È la mia natura sovversiva che me lo impediva. Così, all’epoca mi aveva commossa il film di Lars von Trier, Dancer in the Dark. Allora ho scritto a Lars von Trier. E, per farla breve, lui accettò la mia richiesta di assistere alle riprese del suo film [N.d.R. – Dogville] per un giorno. Sono partita dall’Australia destinazione Svezia, per questo unico giorno di riprese. E poi non so bene come, rimasi per l’intera durata del film. Il regalo più grande di Lars von Trier è stato di farmi osservare il suo lavoro e vedere quanto sia difficile. Ho pensato “se è difficile per lui, va bene che lo sia anche per me”. E dunque sono andata avanti. Ho continuato a scrivere e riscrivere copioni e alla fine il risultato è stato Babadook».
«Penso che la parte più interessante del mio modo di fare cinema – ha poi spiegato Jennifer Kent –, sia quella di creare un mondo unico che non esiste da nessun’altra parte. E anche se ho visto molti più film documentari e li apprezzo molto, non è un genere che mi appartiene. Credo che Guillermo Del Toro abbia detto che il cinema sia più vicino al sogno. E penso che sia vero. Come funziona, come si forma, e il modo in cui lo percepiamo può essere molto onirico. Certo può essere documentario, ma può essere onirico. E io sono attratta più da questa seconda possibilità».
Dopo alcune parole dedicate ai suoi due lungometraggi, la regista ha accennato al suo nuovo progetto.
«Ora sto facendo il casting del film che si chiama “Alice and Freda Forever”. Ed è una storia d’amore ambientata a Memphis nel 1890. Le due protagoniste sono adolescenti. Sono sicura che ci saranno tante sfide ma anche molte ricompense. Gireremo a Cincinnati perché al contrario di Memphis, in quella città ci sono ancora molti vecchi edifici vittoriani».