Con Autobiografia di Petra Delicado, Alicia Giménez-Bartlett scrive la storia del suo più celebre personaggio. Un modo per riaffermare la necessità di riflettere sulle proprie azioni.
«Hai deciso di scrivere la storia di questo personaggio, per una tua curiosità intellettuale o perché volevi fare un regalo ai tuoi numerosissimi lettori?», con questa domanda, Marina Fabbri ha iniziato l’incontro con la scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett, Raymond Chandler Award 2008 e qui al Noir in Festival con un nuovo libro nel quale l’ormai celebre Petra Delicado indaga su se stessa, cioè si dedica alla propria autobiografia.
«Da una parte – ha risposto Alicia Giménez-Bartlett –, Petra ha una carattere e un suo modo d’essere, e dunque mi sono chiesta quale vita l’avesse portata a diventare così. D’altro canto, gli “amici” di Petra sono tantissimi e la seguono in qualunque avventura, perciò ho pensato che per loro fosse un bel regalo riceve l’Autobiografia di Petra Delicado. Un regalo difficile perché non sapevo niente di Petra, o meglio conoscevo le vicende legate alle sue indagini, che si era sposata tre volte e che tutto sommato aveva una vita normale. In questo libro, volevo realizzare qualcosa di concreto in accordo col modo d’essere del personaggio. Non è stato semplice. È più facile un’indagine di polizia, dove Petra più che pensare, agisce. In questo romanzo, invece, Petra riflette, racconta, chiede a se stessa tante cose della propria vita. E la sua autrice alla fine del libro era molto…molto stanca di lavorare».
«Chiariamo un punto – ha spiegato Alessandra Casella, chiamata a dialogare con Giménez-Bartlett –, se non avete letto nulla con protagonista Petra Delicado, non è un problema. Perché questa autobiografia, in realtà, si regge sulle proprie gambe. È il romanzo di una donna che riflette su se stessa. Una donna nata negli anni Cinquanta che arriva fino ai nostri anni».
«A volte lasciamo che la nostra vita – ha proseguito Giménez-Bartlett, riferendosi all’importanza di realizzare un’autobiografia – passi senza che si rifletta molto su ciò che abbiamo fatto. E specialmente noi donne abbiamo il difetto di aiutare gli altri, in famiglia, sul lavoro, insomma di pensare troppo al prossimo. Siamo più empatiche degli uomini. Questo sarà importante e bello ma, al tempo stesso, ti allontana dall’essere protagoniste della propria vita. Si dovrebbe dire: “io sono io, ho figli, mariti, amici, ma sono io”. Avere il potere di decidere, di fare cose e di potersi domandare dopo il perché delle nostre azioni».
«Ma Petra – ha chiesto Casella – avrebbe approvato questa autobiografia?». «Petra è individualista – ha replicato Giménez-Bartlett –, non si fida di nessuno. Avrebbe detto: “No, questa è la mia vita personale. Ti nego il permesso di scrivere!”. Di questo ne sono sicura». Fortunatamente, la scrittrice non ha chiesto alcuna autorizzazione al suo personaggio.