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autore |
Federico Varese |
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Einaudi |
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Uscito originariamente in lingua inglese, dieci anni di ricerche per capire e spiegare come sia possibile che una mafia (ossia «un’organizzazione criminale che controlla l’accesso a mercati e territori attraverso l’uso della violenza») radicata in un determinato territorio possa riprodursi al di fuori dei suoi confini nazionali. Un viaggio non sempre facile: «uno dei risultati più inaspettati della mia ricerca - dice Varese - è stato scoprire che i mafiosi non si muovono di loro spontanea volontà, almeno nei casi che ho studiato. Sono costretti a emigrare da faide interne, perché condannati al soggiorno obbligato, per sfuggire all’arresto o alla povertà. Come sostiene Tocqueville ne La Democrazia in America, “le persone felici e i potenti non vanno in esilio”. Chi parte è quindi mosso “dalla povertà e dalle sventure”. Le mafie non sono insomma come McDonald o la Fiat, che a tavolino decidono dove aprire una filiale. E anche quando arrivano in un nuovo territorio, non sempre riescono a radicarsi». Un libro che si inserisce perfettamente nel dibattito politico italiano, nelle discussioni sulla emigrazione della Mafia al Nord, sul radicamento della ‘ndrangheta in Piemonte e nel Veneto, privilegiando un’impostazione più economica che culturale: «Un gruppo mafioso riesce a radicarsi quando la sua presenza nel nuovo territorio coincide con l’improvvisa comparsa di nuovi mercati che non vengono efficacemente regolati dalle autorità. Quando, in altre parole, vi sono trasformazioni economiche non governate dalle istituzioni legittime. Tale carenza genera una domanda di “governo” che, in certi casi, le mafie sono in grado di fornire. In maniera un po’ polemica scrivo, nell’Introduzione all’edizione italiana di Mafie in movimento, che la mia è una tesi economica, non culturalista. Inoltre, dimostro che non tutte le volte che i meridionali italiani sono emigrati hanno esportato anche la mafia. Quindi, la tesi fatta propria dalla Lega - secondo la quale i meridionali porterebbero con se stessi il virus mafioso - è smentita in maniera empirica: mi sembra il modo migliore per contrastare il razzismo di stampo leghista». Il saggio analizza anche l’espansione della mafia russa in Ungheria e a Roma, così come di quella siciliana in Argentina e negli Stati Uniti, e le triadi che da Hong Kong e Taiwan si stanno spostando verso la Cina.
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09/12/2011 ore 17:00 Jardin de l'Ange |
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