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Edizione 2012
 
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  La seconda mezzanotte  
 
autore
Antonio Scurati
Bompiani
2072, la tv celebra le nuove stragi e le nuove sciagure, l’Impero Cinese ha finalmente soggiogato l’Europa. Luogo simbolo di questo decadimento è Venezia «la città che conosco meglio - dice Scurati - ci ho vissuto per vent'anni. Mi sono posto la questione di come poter raccontare questa che è una città artisticamente satura, su cui è stato detto tutto e perfino di più. Ho pensato che dovevo voltarmi indietro e guardare frontalmente questa città che è l'epitome del declino occidentale. In pochi anni la popolazione si è dimezzata. Venezia si è ormai trasformata in un parco del divertimento internazionale». E infatti Nuova Venezia, il luogo protagonista di questo romanzo, è la città del divertimento e della trasgressione. La protegge, dalle acque che hanno sommerso la laguna, una gigantesca cupola. metafora di quello che viviamo: «La mia è la prima generazione allevata in una bolla mediatica, in cui prevale un immaginario violento. Siamo stati invasi dalle guerre, dalla cronaca nera, dai racconti dell’orrore. Protetti, tuttavia, da un guscio che impediva di fare una vera esperienza di ciò che vedevamo. È nata così una sindrome post traumatica da stress, una sorta di nuova patologia mentale dell'Occidente che ha sostituito le paranoie degli anni Sessanta e Settanta». La seconda mezzanotte era partito con altri presupposti: «Sono partito con la convinzione di scrivere un mio modestissimo Signore degli anelli ma sono approdato a una sorta di 1984». Un romanzo che «guarda in faccia la barbarie che verrà», un romanzo che racconta cosa succede dopo che tutto è successo. La storia racconta di un gruppo di gladiatori, guidati da un vecchio maestro, che combattono per il puro divertimento di coloro che amano il sangue. «La ricostruzione dei riti gladiatori è fedelmente basata sui giochi che si svolgevano in età imperiale. Ho voluto stabilire un'analogia tra la decadenza antica, con la sua violenza spettacolare, e quella odierna. Ancora non riusciamo a capacitarci di come la civiltà romana, fondata sull'autorevolezza del suo diritto, abbia potuto dilettarsi con la violenza più sfrenata. Qualcosa di analogo è successo per la mia generazione il cui tratto comune è stato di vivere la violenza come esperienza - o meglio inesperienza - filtrata dai media di massa». Una Nuova Venezia, nuove persone, che fanno di La seconda mezzanotte un romanzo apocalittico: «Penso che l'apocalittica sia una delle grandi risorse simboliche per capire quello che ci sta succedendo. Da Umberto Eco in giù il termine 'apocalittico' è stato usato in modo liquidatorio, ma sono convinto che ne vada rivalutato il senso: pensare sulle cose ultime ci spinge all'ardire di ripensare anche le cose prime».
 
09/12/2011  ore 16:00
Jardin de l'Ange
 
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