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autore |
Andrea G. Pinketts |
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Mondadori |
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«Io, Lazzaro Santandrea, ex modello, ex pugile, ex maestro di kendo, ex giornalista d’assalto, ex cacciatore di dote e di taglie, ex ricco ereditiero, ex ragazzo prodigio. Ex miracolato perché una volta avevo visto la Madonna (ed ero l’unico a esserne uscito vivo). Ex playboy, ex cowboy metropolitano, ex quasi marito di donne che non avevo mai sposato, ex raddrizzatori di torti, ex tortuoso torturatore di dritti. Ex giocatore di poker. Non l’asso degli assi come Jean Paul Belmondo. Piuttosto, l’asso degli ex». Così si auto definisce Lazzaro Santandrea, il protagonista di Depilando Pilar, «un duro dal cuore tenero come una meringa», come disse Fernanda Pivano, che, questa volta, si prende il condiloma (una verruca ano-genitale), probabilmente infettato da Karima, ballerina di lap dance laureata con 110 e lode, con la quale ha avuto una storia di un anno e mezzo, finita nel momento in cui la ragazza entra in una multinazionale, cambia modi di vestire, di pensare, e invia alla nuova ditta per la quale lavora una cartolina firmata “la vostra collega”. Lazzaro Santandrea, l’alter ego di Andrea G. Pinketts, assieme ai suoi amici di sempre, Pogo, De Sade, compagni delle notti folli, ai giornalisti Motoya e Alice Marradi, all'infallibile marsigliese Gilles Regard, è alle prese in questo romanzo con la relazione tra il pelo e la pelle («La pelle è la base. Il pelo è l’altezza»); con Pilar e con la ormai decaduta “Milano da bere”, in un caso che vede protagonisti i tassisti, vittime e assassini, spinti a uccidere da un raptus incomprensibile. |
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08/12/2011 ore 18:00 Jardin de l'Ange |
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