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Un buon posto per morire |
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autore |
Tullio Avoledo |
Davide Dileo |
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Einaudi
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L’incontro tra Tullio Avoledo e Davide Dileo risale al 2009, durante un reading ad Aqui Terme, dove Avoledo leggeva e Boosta lo accompagnava al piano. Da quell’incontro, e dai discorsi sui complotti, è nato Un buon posto per morire, romanzo storico sulla fine del mondo i cui protagonisti sono Leonardo Contrera e Claire Madigan. Li unisce un grande dolore: i loro figli, Nikki Madigan e Andrea Contrera, sono stati uccisi da un killer. I due ragazzi si amavano. Lui ponyexpress per la FedEx, lei attivista, hanno visto cambiare il loro destino quando sono entrati in possesso di un videogioco nel quale era scritta la data della fine del mondo. Ma anche la vita di Leonardo e Claire è in pericolo. Persone disposte a tutto cercano di entrare in possesso di quella data. Sono poche le persone che sanno la verità, politici, industriali e finanzieri, vertici religiosi e militari, sanno, cioè, dell’enorme asteroide, il Sole Nero, in marcia verso la Terra. Mancano solo trenta giorni. Ogni gruppo di iniziati al segreto trama ai danni degli altri, con un proprio obiettivo. Ma secoli fa qualcuno ha creato uno strumento per opporsi a questa diabolica cospirazione. «Il passato ci domina di fatto - dice Tullio Avoledo - nei nostri geni, per esempio. Nel genoma dei miei antenati è codificato il momento in cui il mio cuore cesserà di battere. La città in cui vivo viene dal passato. La lingua che uso viene dal passato. Il passato proietta anche ombre più lunghe e sinistre. Pensando, per esempio, alle guerre jugoslave dell’ultimo decennio, mi sono reso conto di come la storia possa pesare sul destino di un popolo o di una nazione. E quindi degli individui che la compongono. Vecchi odi colpiscono e uccidono a distanza anche di molte generazioni». Siamo a Torino, città perfetta per ambientare un romanzo sull’apocalisse: «si parte da Piazza Vittorio - racconta Boosta - e poi il libro si snoda nei sotterranei, nel Museo Egizio, nella pancia della Chiesa di San Filippo Neri, sotto la quale, narra la leggenda, ci sono le grotte alchemiche nelle quali arrivava anche Paracelso a compiere i propri esperimenti. Un libro pieno di poesia, romanticismo, ma anche con tanti chili di proiettili che volano via». |
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