|
autore |
Matt Haig |
|
Einaudi
|
|
«Dai dieci ai diciotto anni ho avuto un cane, Murdoch. Era leale e aveva un grande senso dell'umorismo. Mi ha insegnato a godere della vita in ogni circostanza. Una famiglia non è completa senza cane, ma mentre qualche decennio fa il cane aveva una funzione di difesa, o una funzione ornamentale, oggi sono diventati una sorta di terapisti. Ti aiutano a sollevarti dalla tensione». Il patto dei Labrador è proprio la storia di un cane (anche Murdoch vi prende parte, in un piccolo cameo nella scena dal veterinario, nella prima parte del libro). Un cane, un labrador nero, che osserva e racconta, dalla sua angolazione, le stramberie, i riti, le litigate e gli amori degli Hunter, la famiglia con cui vive, un padre ed una madre, Adam e Kate, e due figli Hal e Charlotte. «Da giovane ero un ribelle. Pensavo che le regole e gli obblighi sociali della famiglia fossero essenzialmente sbagliate. Ma adesso ho cambiato opinione. Penso che se la vita fosse un bicchiere di acqua, le regole sono il bicchiere. Senza bicchiere non puoi bere. Permettono di mantenere le cose in ordine. Volevo scrivere un libro sulla famiglia e sui valori familiari, e volevo un animale. Poi una notte, guardando un documentario sulla comprensione del comportamenti dei cani, ho pensato che potevo dare al cane il compito di guida per la comprensione degli umani. Ho provato a rendere il cane il più credibile possibile, in modo che la gente che legge questo libro possa credere a quello che legge. Certo è che oggi mi preoccupo perché trovo fin troppo facile mettermi nella mente di un labrador». Ovviamente ai suoi occhi gli esseri umani con i quali ha a che fare sono tutti un po’ pazzi, perché oltre ad abbandonarsi ai comportamenti più assurdi quando si trovano da soli in sua presenza (come, Hal, quattordici anni, che continua a misurarsi il pisello col righello), pare che facciano di tutto per mettere a repentaglio l'esistenza stessa della famiglia. «Per un po’ la mia vita ha oscillato tra piaceri istantanei e doveri a lungo termine. Tra persone che bevevano tutto il giorno e non pensavano a nulla, e persone in carriera che dovevano avere tutto sotto controllo. Volevo parlare della battaglia tra questi due modi di intendere la vita». Una storia raccontata con ironia, anche se, nel sottofondo, si può riconoscere una rielaborazione in chiave fantastica e moderna, dell'Enrico V di Shakespeare, al cui fianco, però, si possono trovare frasi di David Beckham, perché entrambi, con le loro differenze, ben rappresentano l’Inghilterra. «Questo libro l’ho scritto in un brutto periodo della mia vita, perché la madre della mia compagna era ammalata, e quindi è stato molto difficile scriverlo». Storie extramatrimoniali, caduta della libido, bugie e sotterfugi di ogni tipo sono il pane quotidiano per i quattro Hunter, padre, madre, due ragazzi adolescenti e Prince, questo il nome del cane, che, come tutti i labrador ha sottoscritto un patto canino per la difesa della sua famiglia adottiva, assiste impotente alla dissoluzione di questo mondo. «Il racconto l’ho scritto in parte a Leeds, dove vivo, e in parte a Durham, dove vivono i parenti di mia moglie. Nel racconto, per scelta, non è chiaro dove ci troviamo, essendo scritto dal punto di vista di un cane, ma alcuni luoghi si possono cogliere, come l’Università di Leeds, dove ho studiato. Si può dire che la famiglia vive in qualche parte nello Yorkshire». Un mondo che ama e che si dissolve. Il cane, questo, non lo può sopportare: «Il labrador Prince ha una forte struttura morale, ma il suo sistema di valori finisce ironicamente per provocare più guai dell'indifferenza del gatto Lapsang, uno dei miei personaggi preferiti, per la sua saggezza arrogante e il suo senso di libertà spregiudicato e privo di sensi di colpa». La casa di produzione di Brad Pitt, la Plan B, ha acquistato i diritti cinematografici del libro.
www.matthaig.com www.labradorpact.com
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
12/12/2009 ore 16:00 Jardin de l'Ange |
|
|
|
|
|
|
|
|