|
autore |
Gianni Canova |
|
Garzanti |
|
A volte per cambiare un destino basta uno sguardo. Uno sguardo come quello che Giovanni Vigo posa su una donna giovane e troppo bella. Uno sguardo che lo spinge a seguirla in uno dei bagni dell’Università Statale di Milano, dove lei entra con un uomo. Siamo nel 2003, tra l’uscita in sala di Kill Bill e la decapitazione degli ostaggi occidentali in Iraq, anche se Canova si ritiene un ragazzo degli anni Settanta «Perché molte cose sono accadute allora, e tutte fondamentali nella mia vita. In quel decennio sono stato al liceo e all’università, in quel decennio ho perso mia madre, in quel decennio mi sono innamorato sul serio per la prima volta, in quel decennio, come tanti, pensavo di cambiare il mondo e credevo che fosse una cosa relativamente semplice crearne uno migliore; quegli anni rappresentano quelli della formazione, della giovinezza, del sogno». Gli anni di Giovanni Vigo, studioso delle pene che Dante infligge alle anime dei peccatori nel Purgatorio, sono diversi. Vigo è l’unico testimone di un omicidio che non lascia tracce. Un delitto che diventa una ossessione, soprattutto quando viene ritrovato il cadavere dell’uomo, orrendamente mutilato. Per rintracciare Mia, la giovane donna sfuggente e misteriosa, uno studioso di Dante non basta, e correrà in aiuto Simmel, amico di Vigo, cronista di nera. Ben presto Vigo e Simmel si trovano alle prese con una pericolosa organizzazione, che promette di soddisfare le richieste più estreme. «Alla mia più non verde età - dice Canova - ci sono tanti me stesso che indossano di volta in volta maschere differenziate: l’appassionato di romanzi polizieschi, il padre di una bambina di tre anni, il cinefilo maturo, il direttore di una rivista, l’allestitore di mostre. Come dire… sono identità plurime, diverse, e non necessariamente coerenti l’una con l’altra, ma credo che la coerenza sia una virtù dei santi o degli ingenui… io non appartengo ai primi né ai secondi. Sono un peccatore e sono anche sufficientemente cinico da sapere che nell’era della contemporaneità ognuno di noi ha a che fare con più avatar di se stesso ed è forse bene non conoscerli tutti profondamente altrimenti ci si potrebbe pure spaventare». Palpebre è un incalzante viaggio verso il centro dell’orrore e del mistero, un’azione compressa nel giro di poche stravolte giornate. Esplora, con una radicalità e una violenza estreme, le ossessioni del nostro tempo: il sesso, lo sguardo, le trasformazioni dei corpi. Racconta un mondo dove le fantasie più oscene diventano realtà. Parlando di cinema, Canova ha detto: «Credo che il cinema non debba smascherare, ma debba metterci in maschera, cioè debba fare provare anche a noi che cosa si prova entrando in una certa situazione. Il cinema non ci deve dire verità definitive sui destini ultimi dell'universo e del mondo. Deve usare la propria capacità mediatica per farci sperimentare maschere che nella nostra vita quotidiana non ci metteremmo mai, perché non ne siamo capaci, perché non immaginiamo neanche che possono esistere mondi come quello». Discorso, questo, che si può applicare anche al suo libro, che ci obbliga a guardare la realtà con occhi diversi.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
12/12/2009 ore 12:00 Jardin de l'Ange |
|
|
|
|
|
|
|
|