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Un testo di Giovanni Maria Bellu |
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autore |
Giovanni Maria Bellu |
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La realtà è la materia prima del noir come del giornalismo. Ma tra i due generi c’è una distanza enorme. La stessa enorme distanza che divide la letteratura e il giornalismo. È data, questa distanza, dal tempo che passa tra il formarsi della materia prima – l’evento – e il momento in cui il giornalista e il narratore lo raccontano. Immediatamente il primo, quando gli pare il secondo. È così determinante il tempo che, anche quando coincidono, quando sono la stessa persona, il giornalista e il narratore elaborano lo stesso evento in modo profondamente diverso. I tempi della cronaca impediscono al giornalista – anche al migliore dei giornalisti – di interiorizzare l’evento, di metterlo in relazione con la propria esperienza, di sedimentarlo. Il narratore ha tutto il tempo che vuole. Inoltre è l’evento a “scegliere” il giornalista. Mentre è il narratore a scegliere l’evento. Quando un giornalista prende la strada della narrazione, quando lo fa in modo autentico, compie un atto rivoluzionario. Qualcosa che somiglia al rifiuto della morte. È da questo assunto che comincia il mio ragionamento attorno al noir.
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