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Juan Madrid |
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E/O
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Mele Marce, uscito all’inizio del 2007 in Spagna con il titolo Pajaro en mano, è ambientato a Marbella, località turistica spagnola ma anche centro di traffici criminali, e racconta di Luis Moran, un fotografo argentino che ha un chiodo fisso: uccidere il Capitan Montoja, autore di stermini in Argentina, e poi suicidarsi. Vive, nel frattempo, nella casa del nonno, anche lui fotografo, assieme ad un pappagallo, e a Claudia, una donna misteriosa e molto focosa. E si trova imbrigliato in un losco affare di riciclaggio, entrando in contatto con una umanità varia: un gigante russo che non apre bocca ma legge nel pensiero, l’avvocato Andrès Lavagna che dichiara origini italiane, Toni Gavilàn ex pugile che fa il buttafuori in un locale dove la moglie Vanesa si prostituisce, la misteriosa Maria quarantenne fidanzata “in affitto” di Lavagna, e vari tirapiedi tra i quali l'investigatore Moreno. Nessuno di loro è quello che vuole apparire e, tutti finiranno per rivelare drammaticamente la loro vera identità. I libri di Juan Madrid sono sempre frutto di inchieste giornalistiche, e denunciano fatti precisi. Fin dagli esordi, nel 1976, per esempio, quando Madrid cercò di infiltrarsi in un'organizzazione neofascista il cui vero obiettivo era sgomberare un quartiere di Madrid a fini speculativi. «È una storia vera, di cui mi sono occupato come giornalista. Era il 1976, in maggio, solo sei mesi dopo la morte di Franco. C'era molta tensione. In quel periodo, giovani fascisti in uniforme assaltavano i locali del quartiere Malasaña, prendendosela con quelli che avevano i capelli lunghi, con le ragazze in minigonna, con tutti quelli che sembravano diversi, e li picchiavano, li costringevano a cantare canzoni della Falange di Franco... Scoppiò una bomba, ci furono feriti. Per conto di «Cambio 16» stavo preparando un reportage. E, a un certo punto, mi vidi venire incontro un individuo, uno dei falangisti, che sembrava mi volesse picchiare, ma invece era un tale che era stato mio compagno di carcere e che era a un passo dalla subnormalità. Mi aveva riconosciuto e, trattandomi da amico, mi raccontò che cosa stava facendo. Mi disse che lo pagavano tremila pesetas al giorno per fare il picchiatore: una somma rilevante, visto che come giornalista io guadagnavo trentamila pesetas in un mese. L'obiettivo degli assalti era in realtà sgombrare il quartiere Malasaña, una zona stupenda dal punto di vista immobiliare che poteva diventare un moderno centro commerciale. Dietro agli assalti c'erano poliziotti, vecchi assessori dell'epoca di Franco e un'impresa immobiliare. Andai al bar che mi era stato indicato, pieno di bandiere falangiste, e offrii la mia collaborazione per le tremila pesetas al giorno. Quello che mi avrebbe dovuto assumere mi disse che certe cose loro le facevano per patriottismo, non per denaro. Così non potei trovare le prove contro di loro: tutto quello che avevo era la testimonianza di uno che era mezzo scemo» e, non potendo scrivere un articolo di denuncia, scrive, nel 1980, Un beso de amigo. Il romanzo ha successo e la speculazione fallisce. «Il giornalismo - dice - mi ha insegnato molto sulla scrittura. Mi ha insegnato a essere conciso, chiaro e ad andare al sodo. Il giallo mi ha permesso di scrivere una cronaca della Spagna della transizione. Il giornalista di razza deve conoscere i meccanismi sociali che muovono gli esseri umani. Se no si trasforma in un pappagallo. Il ruolo che oggi i giornalisti non esercitano, lo potrebbe svolgere la letteratura noir, anche se in Spagna gli scrittori non riescono ad affascinare i lettori e non permettono di riflettere sul nostro tempo. Si scrive a proposito di esseri umani astratti, che vivono in posti indefiniti. La letteratura spagnola attuale si trova in una fase precedente a quella di Don Chisciotte». L'origine di Mele marce si trova nella denuncia della collaborazione delle autorità religiose argentine con la dittatura militare argentina e del patto tra i servizi segreti latino americani organizzato dalla CIA per reprimere i movimenti popolari con i metodi più terribili. Ma non solo Argentina, in questo libro, anche storie di corruzione, «La corruzione è una parte indissolubile del sistema capitalista. È il cancro della democrazia e Marbella è solo la punta di un iceberg», dice Madrid «I colpevoli si credono intoccabili perché è il sistema ad essere colpevole».
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10/12/2009 ore 11:00 Jardin de l'Ange |
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