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Cinacittà |
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autore |
Tommaso Pincio |
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Einaudi 2008 |
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Rinchiuso nel carcere di Regina Coeli, un uomo indolente e apatico cerca di capire come si è compiuto il suo destino. Le cose procedevano per il meglio, prima di essere arrestato e additato dalla stampa come un brutale assassino. Amministrando oculatamente il modesto capitale della sua liquidazione, aveva trovato il modo di condurre una personalissima versione della «dolce vita». Frequentava la Città Proibita, un go-go bar di quella che un tempo era la Capitale. Passava nottate intere sorseggiando birre ghiacciate e contemplando i corpi nudi di giovani danzatrici. Un’esistenza abitudinaria, forse anche un po’ squallida, ma a lui piaceva. Aveva imparato ad accontentarsi. Poi tutto è cambiato. L’incontro con uno strano cinese lo ha trasformato nella pedina inconsapevole di un piano diabolico e tutto è finito in un bagno di sangue. Nel Sud del mondo i cambiamenti climatici sconvolgono i ritmi di vita provocando esodi di massa. L’invenzione di una moneta globale scatena una crisi economica rendendo tutti più poveri. La vita non è più la stessa. I soli che sembrano adattarsi senza problemi sono i cinesi, nelle cui mani è finita ogni cosa, giustizia compresa. In questo scenario da apocalisse, uno dei pochi romani rimasti nell’Urbe racconta con amara ironia come sia possibile che un uomo qualunque precipiti agli inferi senza quasi accorgersene. Una folla di personaggi irresistibili – l’improbabile sporchissimo avvocato Trevi, la bella e silenziosa Yin, Giulio il nemico dei poteri forti e Wang, maestro nell'arte della manipolazione - accompagna l'«ultimo dei romani» lungo il suo viale del tramonto.
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