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Richard Price |
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La “Squadra Speciale Qualità della Vita”, ha la sua sede in un finto taxi, fermo lungo la rampa di accesso al ponte di Williamsburg, Brooklyn. Sono poliziotti. Oggi cercano una pistola. La storia sembra chiara. Eric Cash se ne andava in giro per locali con Ike, il barista appena arrivato al Berkmann, un tipo con velleità artistiche, e un amico di Ike, un certo Steve. Usciti dall’ultimo bar, due tizi, un nero e un ispanico, sono apparsi dal buio e, pistola in pugno. Eric gli ha subito dato il portafogli, Steve, ubriaco fradicio, si è afflosciato sul marciapiede e Ike ha fatto un passo in avanti. Un suono secco, il colpo di una calibro 22, una pistola da dilettanti, da tossici all’ultimo stadio, e anche Ike si è riversato sul marciapiede. Questo è quello che Eric racconta agli agenti. Ma agli agenti, a Matty Clark per la precisione – un detective irlandese tutto mascella e problemi, 44 anni di delusioni e due figli che stanno con la madre – si presentano anche due ragazzi un po’ snob, lui bianco lei nera, che dicono di aver assistito alla scena ma di non aver visto nessun aggressore, solamente Eric che correva con un oggetto metallico in mano. Eric, che ha trentacinque anni, un po’ di talento e qualche abilità, è uno dei tanti che vivono al Lower East Side, ha recitato da protagonista in una produzione underground e ha pubblicato un racconto su una rivista letteraria ormai defunta. Ma sono passati quasi dieci anni da allora ed è passato anche il suo sogno di una “vita facile” e segnata dal successo. Ora vive scrivendo sceneggiature su commissione e dirigendo il Berkmann, «un ristorante travestito da teatro travestito da nostalgia». La vita facile comincia con un omicidio e si conclude con l’arresto e la confessione del colpevole. Il libro di Richard Price è però soltanto in apparenza un romanzo criminale, come solo in apparenza Price è uno scrittore noir: «Io, veramente non so come definire i miei romanzi. Realismo urbano, realismo sociale magico o magico realismo sociale...Mi interesso più che al “chi è stato” al perché lo ha fatto”». La vita facile è ambientato nel Lower East Side, nel XXI secolo. Un luogo dove coesistono moltissime sottoculture, che non sempre sono in grado di parlarsi. Ci sono poliziotti e cittadini, aspiranti artisti, clandestini, emarginati, colletti blu schiavi di uno stipendio, ragazzi di quartiere. «È il caos culturale, pieno di fantasmi, ed è difficile scrivere su questo posto senza che si abbia l’impressione di leggere un diario di viaggio». Russel Banks lo ha definito il Balzac della modernità, per il suo essere in grado di costruire una commedia umana contemporanea, che guarda al reale senza mai abbassare lo sguardo. Perché Richard Price è sempre stato molto attento all’ambiente nel quale le sue storie si svolgono. È arrivato a inventarsi una cittadina, Dempsy, per supplire alla mancanza di informazioni derivate dalla reticenza della polizia di New York. «Se passi attraverso i canali normali, non avrai mai il permesso di uscire con un poliziotto. Ma per La vita facile, grazie ad un mio amico del Daily News sono riuscito ad avere il permesso di parlare al comandante del 7° Precinct di Pitt Street, e fortunatamente lui aveva letto alcune delle mie cose e mi ha chiesto “Cosa vuoi sapere?”. È stato paralizzante. Non mi ero mai trovato in una situazione simile, e non potevo dargli nessuna risposta perché non sapevo quali erano le domande che volevo fare. Non sono mai andato in un posto con un intento preciso. Devo sapere che esistono delle cose prima di poter sapere che non so nulla di queste cose». Price «scrive perché scrive – come si fa in ogni arte. Sei un pittore perché sai di non avere altra scelta se non dipingere. Sei uno scrittore perché è questo che devi fare. Credo che la definizione di artista non abbia molto a che fare con l’eccellenza o il talento. Un artista è qualcuno a cui, se gli togli la libertà di fare arte, perde la testa. Può essere una cosa sgradevole se non sei talentuoso, ma essere artisti è uno stato mentale, e nient’altro. Io scrivo perché non posso immaginare di non scrivere».
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05/12/2008 ore 17:00 Jardin de l'Ange |
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