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Edizione 2012
 
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  Mistero di strada  
 
autore
Francisco González Ledesma
Giano
Quattro personaggi. Mondi diversi. L’ispettore Méndez, un vecchio poliziotto, ormai alle soglie della pensione, una carogna che ancora sogna di salvare il mondo; David Miralles, un padre che ha perso il figlio e il gusto della vita; Eva Exposito, nata nel posto sbagliato nel momento sbagliato e che sembra faccia sempre le cose più sbagliate.
E poi un assassino, un abile e spregiudicato imprenditore. Intorno a loro puttane dal cuore d’oro, sexy poliziotte dalle forme prorompenti, avvocati tormentati, figure di secondo piano ma fondamentali per lo sviluppo dell’ambiente nel quale la storia si evolve. Il romanzo inizia con un morto, protagonista nel passato assieme a un complice, di una rapina nella quale era morto un bambino di tre anni. Méndez crede che l’assassino sia David, il padre del bambino, guardia del corpo in cerca di vendetta. Ovviamente le cose stanno in un altro modo. Il romanzo parte da lontano: la tragica rapina si era svolta negli anni Settanta, il rapinatore muore oggi. Il complice del rapinatore giustamente si spaventa, vuole giocare d’anticipo, vuole uccidere per non essere ucciso. Anche lui pensa che l’assassino sia un giustiziere che vuole vendicarsi e per farlo fuori assolda dei killer, parecchi killer, visto che sono parecchi gli attentati ai quali Miralles riesce a sfuggire quasi miracolosamente, a volte con l’aiuto di Eva, la ragazza che Miralles addestra nel suo stesso mestiere.
A districare la matassa, l’ispettore Méndez, che conosce bene la differenza tra giustizia e legge. Una differenza che non si impara sui libri, ma la si scopre con la vita, per strada. E Méndez, con lo sguardo disincantato di chi ha già visto tutto, le strade le conosce bene. In quelle strade è nato, in quelle strade gira con le tasche piene di revolver dalle dimensioni gigantesche che usa senza remore, oppure di vecchi libri, di cui è collezionista instancabile.
È una Barcellona molto diversa dalla città europea, moderna e alla moda che si vede nei cataloghi turistici, quella dove si svolge la storia. La Barcellona descritta da Ledesma è una città aspra, sordida, “castigata”. Un luogo «spietato e sentimentale, tenero e osceno, squisito e orribile». Il titolo originale del romanzo è Una novela de Barrio. Ed il Barrio nel quale la storia si svolge è un Barrio antico, quello di Poble Sec. Una Barcellona dove i quartieri operai si riempiono di pakistani, arabi, dominicani, cinesi e neri. Ogni gruppo con i suoi problemi, strade dove non ci si conosce più, strette, dove non si cammina e non si parla, dove non ci sono più le feste all’aperto; dove la politica è orribile, come le leggi che i politici fanno. In carcere ci vanno solo i cretini, tutto degenera, tutto va a rotoli.
Questa è la città che racconta González Ledesma, uno che si autodefinisce «un uomo all’antica, un uomo che si commuove quando parla delle persone morte per la libertà del suo paese. Barcellona è una città che ha subito moltissime offese nel corso dei secoli: politiche, dipese dal fatto che la Catalogna è stata una nazione per molto tempo sottomessa, e sociali, perché è stata la città delle grandi lotte, perché ha lottato contro il franchismo e dove ci sono state numerose vittime della violenza dell’estrema destra. In questa città operaia, cioè povera, le sofferenze intime, quelle che non si raccontano ma che sono le più dignitose e le più interessanti, sono state moneta corrente per secoli. Se la dovessi definire direi che è una città che lotta e che soffre, e proprio per questo la vita sentimentale e quella criminale sono gli indicatori della sua identità profonda. Queste offese che vengono dal passato sono il substrato sociale e criminale della storia di Barcellona. Queste offese non sono state guarite, ma io penso che ciò sia un bene. In caso contrario avremmo avuto una nuova guerra civile. Concretamente mi riferisco alla fine del franchismo, quando milioni di morti reclamavano, non dico una vendetta, ma almeno una spiegazione. E non c’è stata né vendetta né spiegazione. Tutto è stato dimenticato. E questo ha portato anche a dimenticare il profondo sentimento del popolo, il ricordo del padre che è morto, della donna sulla barricata sotto il fuoco. È da tutto questo che io traggo fonte per le mie storie e anche per i sentimenti che mostro nelle mie storie».
 
08/12/2008  ore 16:00
Jardin de l'Ange
 
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