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Jason Goodwin |
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Einaudi / Traduzione di Cristiana Mennella |
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È il 1839, dieci anni dopo la conquista dell’indipendenza dei greci dall’impero Ottomano. Lefèvre, archeologo francese, arriva a Istanbul per cercare un tesoro bizantino che ha a che fare con le reliquie più antiche della città e, forse, della cristianità. Yashim, l’eunuco di corte che ama le donne, riceve la richiesta di investigare su Lefèvre. Ma quando il cadavere sfigurato dell’archeologo viene trovato davanti all’ambasciata francese, tutte le strade portano proprio a Yashim, il principale sospettato dell’omicidio. C’è qualcuno che lo sta incastrando per coprire un complotto? Ma forse la realtà è ancora più sorprendente. E se il Santo Graal, l’antica reliquia, fosse custodito nei labirinti di pietra, nelle cisterne bizantine sotto i palazzi di Istanbul? Il sultano Mahmut II, dopo aver modernizzato l’Impero, giace morente nel suo palazzo affacciato sul Bosforo. Yashim, più che mai solo, deve combattere contro un incubo che sembra risvegliarsi da un passato antichissimo. Una lotta tra archeologi avidi, società segrete che sognano la rinascita dell’impero bizantino, una donna francese bellissima e sfuggente, e i depositari di segreti che forse non devono essere rivelati. Un gioco di morte senza respiro tra le strade e le moschee, il vociare dei mercati, sui caicchi e nei sotterranei di Istanbul. La scommessa è altissima, e per chi tradisce non c’è via di scampo. Dopo L’albero dei giannizzeri, ambientato nel 1830 sempre a Istanbul con protagonista Yashim, Goodwin torna con un nuovo romanzo, dove il fantastico si sposa in modo naturale alla più seria ricostruzione storica. Un thriller nel quale rifulgono l’umanità e l’intelligenza di Yashim, il servitore perfetto, e il malinconico splendore di Istanbul, una capitale al tramonto. |
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07/12/2007 ore 17:30 Jardin de l'Ange |
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