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autore |
Rebecca Stott |
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Piemme / Traduzione di Maria Clara Pasetti
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A Cambridge, in una fredda mattina di pioggia, un corpo viene ritrovato nel fiume limaccioso che scorre intorno all’Università. Galleggia tra i giunchi avvolto in un cappotto rosso; stretto nella mano, un antico prisma di vetro. Si tratta di Elizabeth, storica inglese ossessionata dal XVII secolo e dall’alchimia, che stava indagando sulle misteriose circostanze legate all’assegnazione di una cattedra del Trinity College a Isaac Newton, nel 1667.
Quell’anno, due docenti erano morti cadendo dalle scale, in apparente stato di ubriachezza; un terzo era morto di polmonite, dopo aver passato la notte in un campo sempre sotto gli effetti dell’alcol; e l’ultimo era stato espulso a causa della sua malattia mentale, lasciando liberi dei posti all’interno della confraternita. Una semplice coincidenza forse, che però aveva fatto la fortuna del giovane scienziato.
Dopo la morte di Elizabeth, la biografia su Newton intitolata “L’alchimista”, resta incompiuta, così come le scoperte celate al suo interno. Quando Lydia Brooke, giovane amica di Elizabeth ed ex amante di suo figlio, acconsente a terminare l’opera in qualità di ghost-writer, strani episodi iniziano a tormentarla. Improvvisi lampi di luce che danzano sui muri, documenti che spariscono e ricompaiano altrove e la sagoma di una figura umana, avvolta in una pesante cappa. Rossa come le toghe che indossavano i professori emeriti nel Seicento.
Intanto Cambridge è colpita da una serie di episodi di violenza sempre più efferati. E quando la catena degli eventi si precipita trasformandosi in una scia di sangue, Lydia si renderà conto che tra le morti di oggi e quelle di quattro secoli prima esiste uno stretto legame, e che alcuni fantasmi non possono essere mai messi a tacere.
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07/12/2007 ore 15:45 Hotel Royal |
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