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  La Traversée, Unit 7, Tulpa
Tre sguardi a confronto
 
 
 15/12/2012 
La Traversée, Unit 7, Tulpa; Jérôme Cornuau, Alberto Rodríguez, Federico Zampaglione; Francia, Spagna, Italia: tre cinematografie, tre storie, tre autori ognuno con una propria visione filmica. Ecco le loro dichiarazioni:

Ipnotismi
Il viaggio nell’inconscio di La traversée raccontato dalla sua sceneggiatrice: Alexandra Deman.
«Scrivere questa storia è stata un po’ una scommessa. La narrazione ha due livelli di lettura, quello del thriller e quello della rilettura finale, soggettiva e inconscia. Il lavoro di stesura della sceneggiatura è stato molto lungo, c’erano diversi vincoli e abbiamo dovuto inventare il background dei personaggi, collocando i flashback nei giusti punti. Il tema del film è la manipolazione psicologica che permette di rivivere le proprie angosce personali per poterle dolorosamente scoprire e vincere. Mi sono ispirata al lavoro di Milton Erickson, uno dei terapisti americani che ha utilizzato l’ipnosi per curare traumi, e al film Usual Suspect. La regia, invece, ha avuto come modelli Shining, Il sesto senso e Driver; in linea di massima, però, Jérôme Cornuau ha girato in modo da seguire la storia alimentandone la suspense».

Foglie d'autunno
Alberto Rodríguez
parla della realizzazione del suo nuovo film, Grupo 7.
«Rafael Cobos mi ha portato la documentazione vera di questo gruppo di poliziotti che, nel 1992, prima dell’Expo, avevano il compito di sradicare dalle strade di Siviglia il traffico della droga. Il centro della città era molto vicino all’Expo ed è stato completamente ripulito. Quando c’è un grande evento, il fine giustifica i mezzi. Il 1992 è stato il punto di svolta, il momento in cui il Paese si è presentato al mondo. Il nostro punto di riferimento è stato il film Legge 627; abbiamo cercato di rappresentare i poliziotti come spazzini in autunno che puliscono la strada dalle foglie. Di solito questo genere di film viene raccontato dal punto di vista di un poliziotto buono, mentre noi avevamo bisogno di umanizzare i poliziotti cattivi affinché il pubblico potesse immedesimarsi con loro. Abbiamo cercato in ogni modo di raggiungere un equilibrio tra azione e personaggi mentre, per quanto riguarda il lavoro sugli attori, li abbiamo sottoposti a quattro settimane di prove, in modo che al momento delle riprese dimenticassero di stare girando».

Assasinii guantati
Federico Zampaglione ritrova in Tulpa la sua infanzia immersa nei film horror, sostenuto da una poliedrica Claudia Gerini.
Federico Zampaglione: «Sembra che alcuni monaci tibetani, siano in grado di costruire il proprio tulpa, la materializzazione della parte metafisica di ognuna di noi, un’entità che può assumere varie forme e può non essere buona. Sono cresciuto con questo genere, in Italia si facevano questi gialli tendenti all’horror, assassinii guantati, donne in pericolo e una torbida connotazione erotica. Questo è un ritorno a quelle origini, a un modo di fare cinema pazzo e folle, sulla scia di maestri come Martino, Bava, Argento, Fulci. Per le tecniche di ripresa, invece, mi sono rifatto alla contemporaneità, così come per le musiche, firmate da mio fratello. Lavorare con Dardano Sacchetti, che ha collaborato al soggetto, è stato fantastico; riesce immediatamente a creare una connessione con quel periodo e ha un senso del macabro unico. Lui ragiona in termini di omicidi, quello è il suo punto di partenza. E il mio punto di arrivo: essere sul set con barili di sangue ed effetti speciali mi ha reso felice come un bambino, è stata una prosecuzione ideale del mondo in cui vivevo da ragazzino. Se non facessi questo genere di film, non farei proprio il regista, è un mestiere faticoso, stressante e dopo un po’ ti odiano tutti! Fare il musicista è molto più riposante»

Claudia Gerini: «Penso di aver ispirato da subito Federico, con i miei tratti somatici da screen queen, pallidi, un po’ misteriosi. Ho visto questo progetto nascere e crescere, è un po’nostro figlio, oltre a essere il mio primo ruolo così audace. Mi piace cimentarmi con le sfide e trasformarmi, dare una visione diversa di me. Del personaggio mi è piaciuto il suo sdoppiamento, di giorno persona come tante senza vita privata, di notte frequentatrice di club».