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  Dalla Francia con furore
Odile Vuillemin e Jean Reno
alla conquista del pubblico di FoxCrime
 
 
 15/12/2012 
Come di consueto, anche quest’anno il Festival, in collaborazione con FoxCrime, ha dedicato alle serie televisive gialle uno spazio pomeridiano fisso che ha visto coinvolti episodi di Awake, Dexter VII e Criminal Minds VIII. Ma le vere protagoniste di quest’edizione sono state due serie francesi.

La prima, Profiling, giunta alla sua quarta stagione, ruota attorno alle vicende di Chloé Saint-Laurent, criminologa tanto abile nel risolvere casi intricati quanto impacciata nel gestire la propria vita privata; la seconda, Jo, il cui primo episodio verrà mandato in onda il 17 gennaio alle 21 su FoxCrime, ha come protagonista un volto celebre della cinematografia francese, Jean Reno, che vestirà i panni di Jo St-Clair, poliziotto della squadra criminale di Parigi.

Il Festival ha avuto il piacere di ospitare, al fianco di Marco Rosi, direttore di FoxCrime Italia, due delle figure chiave delle serie, Odile Vuillemin, che in Profiling interpreta Chloé Saint-Laurent, e René Balcer, sceneggiatore di Jo nonché uno degli autori e produttori di Law & Order, con cui ha vinto l’Emmy Award.

Inserita all’interno di un canale dedicato generalmente a prodotti statunitensi, Profiling ha riscosso nel corso degli ultimi anni un enorme successo, arrivando a essere la seconda serie televisiva più vista di FoxCrime. Segreto di questa grande popolarità, è senz’altro il modo in cui gli autori hanno costruito, assieme all’interprete, il personaggio di Chloé: «È una psico-criminologa particolare - racconta la Vuillemin - una professionista con una vita privata che è un gran pasticcio, più in gamba a gestire i morti che i vivi. Personalmente, nella vita reale, sono molto peggio di Chloé, possiedo il suo caos ma non sono altrettanto immaginativa o intelligente».

Raccontando il modo in cui ha costruito la figura di Chloé, l’attrice francese afferma: «Trattandosi di una serie crime, non è facile improvvisare perché bisogna far riferimento a una rigida struttura narrativa, con indizi che devono essere forniti in punti specifici, e complicati monologhi psicologici. Per plasmarla mi sono ispirata al lato pop di Andy Wharol e ho ricostruito il suo passato, partendo dalla sua infanzia. Veder crescere questo personaggio è una delle soddisfazioni più belle».

Dell’aspetto evolutivo di Chloé Saint-Laurent parla anche Marco Rosi: «Chloé si evolve tantissimo, parte un po’ svampita e nel corso della serie il suo vissuto si modifica radicalmente, a differenza di altre serie crime in cui non sappiamo quasi niente dei protagonisti, che restano quasi identici nel corso delle stagioni».

A proposito della genesi di Jo e del modo in cui ha riscritto la configurazione geografica di Parigi, René Balcer racconta: «L’idea è nata da Jean Reno, che voleva creare una serie televisiva per il mercato internazionale. Molti pensano che Parigi sia la città delle luci e dell’amore; al contrario, penso che sia una città molto gotica, che ispira morte. Non volevo presentarla come in un documentario del National Geographic e quindi, sebbene vi siano location molto riconoscibili, ho fatto in modo di riprendere luoghi poco conosciuti o rappresentare quelli celebri in modo anticonvenzionale. Parallelamente, ho delineato un protagonista che rispecchiasse quest’idea che ho di Parigi». 

Raccontando l’approccio di FoxCrime a Jo e alle produzioni europee, Marco Rosi racconta: «Jo è stata una delle poche serie che abbiamo acquistato su carta, senza averla visionata a monte. Era lo show che cercavamo per lo slot più prestigioso, quello del giovedì alle 21, solitamente occupato da CSI e che da gennaio apparterrà a Jo, mandato in onda in anteprima mondiale. Il livello delle produzioni europee è cresciuto moltissimo negli ultimi anni, soprattutto per far fronte all’esigenza di vendere i propri prodotti all’estero. La Francia è soltanto uno dei paesi a cui stiamo guardando, ci sono anche la Gran Bretagna e i Paesi scandinavi. Cerchiamo di trovare in queste nuove serie punti di originalità che possono distinguersi e completare l’offerta proveniente dagli Stati Uniti. Non credo che l’Italia sia indietro rispetto agli altri Paesi: c’è un livello di scrittura alto, stiamo imparando velocemente e c’è una nuova leva di autori televisivi che guarda prodotti provenienti dall’estero; credo che arriveranno presto da noi serie di qualità equiparabili a quelle straniere».