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  Cinema di genere e generi di cinema
Crescentini, Marengo, Canizzaro
e Zarantonello a confronto
 
 
 14/12/2012 
Oggi al Jardin de l’Ange sono stati presentati i lavori di quattro autori/attori del cinema italiano, ognuno dei quali ha indirettamente dato la propria visione del cinema di genere, argomento centrale del convegno Vedo Nero - Laboratorio sul cinema italiano, tenutosi mercoledì scorso. Se da un lato nelle parole degli addetti ai lavori continuano a emergere le difficoltà di realizzare un cinema di genere, dall’altro si palesano, anche in relazione ai progetti indipendenti presentati negli scorsi giorni, generi di cinema sempre diversi, trasversali, anticonvenzionali.

Lo scorso anno, in seno al Festival, lo sponsor Rabarbaro Zucca ha ideato la prima edizione del “Premio Zucca - Spirito Noir”, concorso letterario che ha avuto come primo “padrino” Michele Riondino, che ha premiato L’ultima notte del boia di Maria Elena Corbucci.

Quest’anno, invece, sarà l’attrice Carolina Crescentini a fare da madrina al concorso, che spiega così il suo rapporto col noir, letterario e cinematografico, e le motivazioni che l’hanno spinta a sposare il progetto di Rabarbaro Zucca: «Mi fa molto piacere fare da madrina, ci sono molti scrittori che cercano visibilità e una pubblicazione può essere una chance molto importante. Mi piace molto la giornalista di Igiene dell'assassino, scritto da Amélie Nothomb; è un ruolo che vorrei interpretare e spero che qualcuno prima o poi me lo proponga. Purtroppo ho fatto pochi film noir, perché in Italia questo genere è relegato nell’ambito televisivo e penalizzato della convinzione che il pubblico non lo apprezzerebbe in sala. Io penso che il problema sia un altro: gli spettatori vanno incentivati con un’offerta più ampia che consenta loro di scegliere cosa vedere al cinema».

Pietro Cannizzaro, invece, descrivendo il suo ultimo documentario, Ossigeno, non menziona nessun genere specifico ma, piuttosto, allude a un genere di cinema personale, evolutosi nel corso del tempo parallelamente alla sua sensibilità: «In passato ho fatto moltissimi lavori incentrati solo su musica e immagini. Quando, quindici anni fa, ho incontrato Agrippino Costa appena uscito dal carcere, ho capito che aveva qualcosa da dire, e che per raccontare la sua storia non avrei avuto bisogno di ulteriori immagini o video di repertorio, ma solo di seguirlo, di stargli addosso. Ho voluto sottrarre materiali anziché aggiungerne. Non volevo rivisitare il tema delle brigate rosse, a me interessava la trasformazione umana di Agrippino, attraverso cui raccontare il contesto sociale di quegli anni».

Ben diverso da Ossigeno è l’ultimo film di Davide Marengo, Breve storia di lunghi tradimenti, tratto dall’omonimo libro di Tullio Avoledo e prodotto da Sandro Silvestri che, proprio durante l’incontro stampa, ha annunciato il nome con il quale il film verrà ufficialmente distribuito: The Lithium Conspiracy. Parlando dell’adattamento della propria opera, Avoledo ha affermato: «Quando ho saputo che erano stati acquisiti i diritti del mio romanzo, ero curioso di conoscere chi era stato tanto pazzo da voler sceneggiare un libro simile, in cui il lettore fatica a destreggiarsi tra le numerose sotto-trame. Sono stato molto contento che Marengo e il cast abbiano reso bene la cosa a cui più tenevo, i protagonisti, perfettamente resi da Guido Caprino e Carolina Crescentini. È un film che ho trovato rispettoso, divertente e dotato di ritmo».

Girato a Torino e, in parte, in Bolivia, nello spettacolare Salar de Uyuni (una distesa alata di 12.000 km²), Breve storia di lunghi tradimenti si confronta con le strutture di un financial thriller, instradandosi in un genere che sta prendendo sempre più piede nel panorama cinematografico internazionale.

Percorre un itinerario pienamente innestato nel genere horror/thriller The Butterfly Room, di Gionata Zarantonello. Il film, prodotto da Enzo Porcelli e realizzato tra Italia e Stati Uniti, ha come protagonista Barbara Steele e come colonna sonora le musiche di Pivio e Aldo De Scalzi; presentato in forma embrionale la scorsa edizione a Courmayeur e terminato quest’anno, è stato premiato con il Notturno nuove visioni, riconoscimento conferito a giovani autori di genere dalla rivista «Notturno». «È un progetto durato dieci anni - ha affermato Zarantonello - per questo bisogna cercare di far cinema in Italia sin da giovani, perché in questo modo dopo essere arrivati al cinema ed essersi accorti che le cose non funzionano, c’è ancora tempo per andarsene e cambiar Paese. La cosa più bella di questo progetto è stata lavorare con attrici che hanno recitato in film di cui mi ero innamorato da bambino, come Nightmare, Venerdì 13 e Halloween».