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E se parlassimo delle cose buone? Claudio Bonivento racconta la sua disobbedienza |
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14/12/2012 |
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Claudio Bonivento ha prodotto film come Mery per sempre, Ultrà, La scorta, Poliziotti, Pasolini, un delitto italiano, e più recentemente di 20 sigarette. Da regista ha diretto tra gli altri, L'attentatuni - Il grande attentato, La stagione dei delitti e Vi perdono ma inginocchiatevi, andato in onda quest’anno su La 7 a maggio.
Durante il convegno Noi[r] & le Mafie Bonivento ha preso la parola per raccontare la propria esperienza di narratore di dolorosi episodi di mafia. «In primo luogo devo dire che mi sento marginale e provo un profondo rispetto per persone che lottano quotidianamente contro la Mafia, che stanno sotto scorta e che rischiano in prima persona la propria vita. Ma nel mio piccolo sono un regista e produttore che ha dato un contributo realizzando sei film sulla mafia, seguendo sempre un principio coerente ed etico».
Riferendosi ai precedenti interventi di Marcello Fois e Andrea Purgatori che incitavano a una “obbedienza disobbediente”, Bonivento si è detto d’accordo con questa pratica: «Pur consapevole che certi comportamenti li pago facendo un film ogni tre anni, ho provato a non scendere a compromessi. Ad esempio quando ho girato La scorta ho introdotto nel racconto la figura di un magistrato corrotto. Così come in altre occasioni ho rinunciato ai mezzi messi a disposizione dalle forze dell’ordine, come è capitato nel mio ultimo film Vi perdono ma inginocchiatevi».
A proposito del film televisivo che sposta il punto di vista dalla parte delle vedove delle vittime della mafia, «che gira dall'altra parte la macchina da presa, facendo un’operazione diversa da quella di chi descrive solo i “cattivi” come onnipotenti», il regista ha rivelato il dietro le quinte che ha coinvolto anche un altro autore, Pierfrancesco 'Pif' Diliberto, che nello stesso periodo ha girato la sua opera prima, La Mafia uccide solo d'estate.
«Diliberto - che doveva essere presente a Courmayeur ma che per la post-produzione del film ha dovuto rinunciare all’invito - ha condiviso con me una macchina della polizia. Altre fiction hanno a disposizione elicotteri e mezzi a volontà, noi che non abbiamo fatto accordi abbiamo dovuto fare i salti mortali. Inoltre non abbiamo accettato di pagare il pizzo. La cosa che mi addolora è che nessun giornale e televisione ha parlato di questo. Non capisco perché non si parli anche delle cose positive. E nonostante tutto, anche senza ricevere i soldi della Regione Sicilia, sono riuscito a portare a termine il film come volevo io. E anche Diliberto ha realizzato un bel lavoro. Perché alla fine più di tutto conta “come” fai una cosa, in questo caso “come” decidi di raccontare la mafia».
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