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  "Black" Block, o del Noir radicale
conversazione con
l'autore dell'Ottavo passo
e Otto Penzler
 
 
 07/12/2011 
Che cosa sia la letteratura noir è tema da sempre di lunghe discussioni. Prova a dare una risposta Otto Penzler, editore - è lui il fondatore della casa editrice The Mysterious Press - e scrittore newyorkese, qui a Courmayeur per presentare la sua nuova raccolta, Millennium Thriller, curata assieme a James Ellroy, e pubblicata dalla Newton & Compton. Seduto al suo fianco Lawrence Block, presente al Festival non solo nella veste di giurato, ma anche in quella di autore di una nuova avventura del suo ex poliziotto ed ex alcolista Matthew Scudder: L'ottavo passo.

«Come la pornografia - ha detto Penzler - è difficilissimo dire quello che è il noir. Io con questo libro ho tentato di descriverlo, ma dobbiamo pensare che è letteratura di nicchia, è un sottogenere della letteratura poliziesca. Credo che anche scrittori come Chandler o Hammett non possano essere considerati totalmente nel genere. I loro personaggi sono 'cavalieri eroici', cercano di ricreare un ordine, non mollano mai la presa qualsiasi cosa gli succeda, e tendono a raggiungere il loro scopo, anche se questo scopo non è sempre pulito. Il noir è differente: ha in se un destino negativo. Non ci sono eroi, tutti i personaggi sono destinati al fallimento».

Una posizione, quella di Penzler, fin troppo radicale, che inserisce nella letteratura noir un romanzo come Anna Karenina, («il genere non è nato solo negli Stati Uniti, c’è tantissima letteratura inglese, russa o francese») ed esclude Il Falcone Maltese, «un film girato come se fosse un noir, che usa uno stile determinato, ma anche lì, Sam Spade è un eroe, e anche quando le cose da fare sono difficili, lui riesce sempre a fare la cosa giusta».

Dal genere Penzler esclude anche la maggior parte dei lavori di Block (che, peraltro, è presente nell’antologia con un racconto del 1998, Un rospo in gola), perché anche nei suoi romanzi i personaggi sono, il più delle volte degli eroi. Giudizi questi, ovviamente, che non hanno un valore esclusivamente sistematico e non certo estetico.

La questione di cosa sia o non sia il noir, non coinvolge Block più di tanto: «la mia unica ansia è su come sta procedendo la storia e su cosa deve ancora succedere». Block si muove liberamente tra i generi: nella serie dedicata a Matthew Scudder i toni sono più cupi, in quella nella quale protagonista è Bernie Rhodenbarr, lo stile è più leggero, quasi da 'letteratura rosa' (come ha detto Andrea G. Pinketts, qui, assieme a John Vignola, nelle vesti di presentatore ma prossimamente atteso in quelle di autore di Depilando Pilar).

Block, quando scrive, non sa nemmeno se il personaggio principale sarà protagonista di una serie o meno: «nel caso di Rhodenbarr il secondo romanzo è venuto quasi da solo, per Scudder ho scritto subito i primi tre libri, ma ho scritto anche un romanzo i cui protagonisti erano cinque ex soldati che, per rimettere il mondo a posto, non esitavano a compiere atti illegali. Il libro ha avuto successo, ma quando l’editore mi ha chiesto di scrivere il secondo capitolo della serie, ho capito che quei personaggi non mi appartenevano, e li ho lasciati perdere».

Non sempre è facile avere l’ispirazione: «in linea con i principi degli Alcolisti Anonimi, frequentati da Scudder e perno centrale de L’ottavo passo, non posso dire se anche io ne faccio parte, ma posso raccontare di quando ero a Los Angeles e non avevo proprio idea di cosa fare. Io so solo scrivere, ma non riuscivo a concludere nessuno dei miei racconti. Ho anche pensato di cambiare lavoro, ma non ho nessuna altra abilità, e quindi ho pensato che potevo provare con il crimine. Escludendo gli omicidi, la cosa che potevo fare era lo scassinatore, e ho iniziato a fare pratica scassinando la porta del mio appartamento. Ed è così, da questa esperienza, che è nata l’idea di scrivere la storia di Bernie Rhodenbarr, il ladro gentiluomo».