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  Un Limbo perpetuo
L’Inferno di Dante di Valentina Vannicola
 
 
 09/12/2011 
Video intervista all'autrice dell’immagine
di Courmayeur Noir in Festival 2011
testo di Benedetta Cestelli Guidi, dal catalogo del 21. Courmayeur Noir in Festival p. 10
immagini di Federico Greco

L’immagine usata per l’edizione 2011 del Courmayeur Noir in Festival, è una fotografia scattata da Valentina Vannicola nella caldara di Manziana, quel bacino acquitrinoso dalla spettrale vegetazione che si trova nella Maremma laziale. Qui l’artista ha collocato la bambina dai capelli rossi al di sotto di una teca in vetro, sospesa in un senza tempo così come i suoi simili che abitano il primo cerchio del Limbo. Qui gli Etruschi collocavano le porte dell’Ade pagano, e a ragione: una quinta di alberi recinta uno spazio melmoso su cui cresce stentatamente una vegetazione la cui tonalità preminente e un malsano rossiccio. Qui Dante rileva la dimensione acustica, sottolineando come l’aria trasudi di sospiri di coloro per i quali nulla cambierà nel momento del Giudizio Universale: nessun possibile orizzonte di riscatto per i dannati qui collocati, prigionieri di una colpa che non è stata scelta ma subita per anacronismo. Quale punizione più ingiusta di questa?
Questi dannati sono immersi in un noir senza fine, colpevoli solo di non aver potuto scegliere e condannati da un cieco e inesorabile giudizio divino: un incubo senza fine. La fotografia fa parte del lavoro dedicato alla trasposizione visiva de L’inferno di Dante realizzato da Valentina Vannicola nel 2011: quindici fotografie in grande formato (90x60) in cui il racconto delle pene del mondo delle tenebre è ripreso in soggettiva, eliminando cioè la fastidiosa figurina di Dante che, nella consolidata iconografia del poema, e sempre presente. Eliminando Dante, l’artista fa a meno di intermediari, collocandosi/ci dentro alla narrazione e condividendo il punto di vista del poeta: una sequenza di scatti “in presa diretta” che consentono di immergerci in questo mondo da incubo. La dimensione da apocalisse pero non e data dall’astrazione ma piuttosto dalla collocazione dei suoi tableaux vivants - realizzati con attori d’occasione e con materiali recuperati nel patrimonio della sua comunità di appartenenza - in un “mondo terreno”, in uno spazio riconoscibile proprio in virtù delle sue emergenze paesistiche: la caldara di Manziana, la costa di Santa Severa, le cave dell’entroterra di Tolfa…. Ed è la collocazione reale degli scatti de L’Inferno a darci i brividi: anche noi condividiamo con i pagani e i non battezzati - i dannati del Limbo - la sospensione di un orizzonte di immaginazione in un paesaggio che conosciamo e riconosciamo come una delle tante peculiarità straordinarie del nostro paese.
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Valentina Vannicola
(1982, Roma) si laurea in filmologia presso l’Università “La Sapienza” di Roma; successivamente si diploma alla Scuola Romana di Fotografia. La sua prima mostra, dal titolo Su(l) reale è curata da Nathalie Santini (7min photography) presso s.t. foto libreria galleria di Roma (dicembre febbraio 2009-2010). Nell’Ottobre 2010 vince il secondo premio per il miglior portfolio fotografico al Fotoleggendo. Nell’Aprile 2011 tiene una personale curata da Anna Cestelli Guidi esposta in occasione di Libri come. Festa del Libro e della Lettura, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Nel Settembre 2011 tiene una personale curata da Benedetta Cestelli Guidi, all’interno di Fotografia, Festival Internazionale di Roma, presso il MACRO Testaccio. Nel Settembre 2011 pubblica il volume L’inferno di Dante edito da Postcart e curato da Benedetta Cestelli Guidi. Nell’Ottobre 2011 espone presso la galleria Wunderkammern. È membro dell’agenzia OnOff Picture e attualmente collabora con la galleria Wunderkammern.