|
|
|
|
L'Italia in noir, parte I I candidati al Premio Giorgio Scerbanenco - «La Stampa» Gianni Biondillo e Roberto Costantini |
|
|
|
|
07/12/2011 |
|
|
|
[immagini a cura di Leonardo Andreozzi, Nicola Garau e Giuseppe Salerno]
Ugo Barbàra, Gianni Biondillo, Donato Carrisi, Roberto Costantini, Valerio Varesi sono i cinque autori che concorrono al Premio Giorgio Scerbanenco - «La Stampa» 2011. Cinque modi di raccontare l'Italia, cinque modi di interpretare il ruolo dello scrittore, tra impegno e intrattenimento. La parola a Gianni Biondillo e Roberto Costantini, che hanno presentato rispettivamente I materiali del killer (Guanda) e Tu sei il male (Marsilio)
Gianni Biondillo I materiali del killer più che un romanzo giallo è un romanzo di viaggio, la mia personale versione di Viaggio in Italia. Solo che mentre per Goethe l’Italia è il paese del sole che profuma di limone e ulivi, nel mio romanzo tutto questo non c’è; l’Italia è un Paese coperto da un cielo plumbeo, in cui domina lo smog, la decadenza degli usi e dei costumi della gente, la speculazione edilizia e morale che hanno devastato il paesaggio antropologico. Quella che ho voluto rappresentare è l’Italia, con tutte le sue storture e brutture, alla ricerca di spiragli di speranza.
Uno scrittore che insegue solo la cronaca è un pessimo scrittore, perché in una storia solitamente si cerca qualcosa che va al di là degli avvenimenti storici e politici. Gli scrittori cercano di raccontare l’umano, con tutti i desideri, le speranze, le sofferenze; questo ci permette di leggere libri scritti duecento anni fa e di sentirli ancora vicini. Ciò non significa che la cronaca non possa diventare un punto di partenza indispensabile. Io, ad esempio, non faccio altro che scrivere romanzi sociali; la più profonda delle mie ossessioni è raccontare Milano come specchio di un’Italia che è già cambiata. Spesso assistiamo a uno svilimento della parola intrattenimento. Leggere un libro è un piacevole intrattenimento; ma nel momento in cui un libro intrattiene e basta, senza lasciare neanche un graffio, facendosi dimenticare dopo poco tempo, allora vuol dire che si è limitato a rubare ore della tua vita.
Roberto Costantini Tu sei il male è sicuramente un noir con una forte ambientazione sociale. In particolare per il contrasto tra l'Italia dei primi anni Ottanta e quella degli anni Duemila: giovane, allegra, presuntuosa e forse troppo ottimista la prima, esattamente come il giovane commissario Balistreri; invecchiata, pesante, pessimista, col timore di un futuro difficile e sottilmente razzista, la seconda, in cui lo stesso Balistreri è un uomo adulto, forse più razionale e maturo, ma certamente meno vivo.
Non credo che uno scrittore di noir debba sentirsi obbligato a una forte ambientazione sociale, la mia è semplicemente una preferenza personale, è sempre stato solo quel tipo di noir ad attirarmi. Credo che il lettore percepisca una maggiore profondita dei personaggi e quindi maggiori emozioni e coinvolgimento. Parlo quindi dell'ambientazione vera, profonda, come in Simenon o appunto in Scerbanenco e in alcuni dei romanzi di Camilleri e De Cataldo, non dell'ambientazione di facciata o quasi turistica. Ripeto, nessun obbligo morale per chi scrive, solo qualcosa in più per chi legge. Io lavoro ogni giorno con gli adolescenti e i ragazzi e una delle maggiori soddisfazioni è stata sentirmi chiedere: «Ma allora siamo diventati cosi tristi perché eravamo troppo allegri?». |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|