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  Michael Connelly, Harry, il tunnel dell'amore e il capitolo XIII  
 
 11/12/2010 
Il Raymond Chandler Award, Michael Connelly ha incontrato il pubblico di Courmayeur. Sollecitato da Carlo Lucarelli, lo scrittore ha raccontato i suoi personaggi, Los Angeles e la sua passione per Chandler.
[leggi l'intervista di Carlo Lucarelli a Michael Connelly, pubblicata sul catalogo]
 
Harry Bosch
«Harry Bosch è come se fosse nato in un tunnel dell’amore. Lo intercettiamo in un periodo buio e lo vediamo camminare verso la luce. Poi il fatto che trovi la luce non significa che la serie sia finita, perché ci sono altre cose che dovrà affrontare e imparare».
 
Il tempo scorre
«Non ho mai avuto intenzione di abbandonare Harry. Voglio vederlo crescere, invecchiare e, casomai dovessi smettere di scrivere su di lui, mi piacerebbe finire la sua storia con un semplice ritorno a casa».
 
Somiglianze
«All’inizio ero distante da Harry. Due personalità diverse. Col passare del tempo e lo sviluppo del suo personaggio, si è avvicinato a quello che penso, alle mie opinioni, ad esempio su Los Angeles. Harry ha la mia età e una figlia come me, e in un certo senso condividiamo gli stessi problemi».
 
Le scelte
«Scelgo i miei personaggi in modo istintivo. So da subito che il libro che sto per scrivere avrà come protagonista Harry, Mickey Haller, Jack McEvoy o Terry McCaleb. Ad esempio Mickey credevo fosse il protagonista di una sola storia, poi mi è piaciuto e allora ho deciso di proseguire e di farlo incontrare con Harry. Ed è stato interessante perché i due sono molto diversi tra loro, forse agli antipodi, e così ho potuto arricchire la figura di Harry attraverso il punto di vista di Mickey».
 
Los Angeles, la città del destino
«Sono cresciuto in Florida. Ho provato a scrivere due libri, che nessuno ha mai letto, erano una sorta di esercitazione. Poi mi sono trasferito a Los Angeles e dopo poco ho scritto il mio primo romanzo, con Harry Bosch protagonista. Los Angeles è la città del destino, la metà di chi proviene da altre città ed è in cerca di qualcosa per dare senso alla propria vita. Poi una volta arrivati non troveranno niente. Una città reale che è splendida per l’immaginario».
 
Perdersi
«Los Angeles è una città nella quale è facile perdersi. Ci sono tante aree geografiche, ognuna con una o più fasce sociali. Ogni libro che scrivo lo ambiento in una parte diversa in modo da avere un racconto diverso. Ora che non abito più a Los Angeles, quando mi accingo a scrivere una nuova storia, parto, identifico un luogo della città, lo studio nel dettaglio e lo faccio diventare il teatro delle azioni dei protagonisti».
 
Raymond Chandler e il capitolo XIII
«Ci sono cose di Raymond Chandler che appartengono oramai al passato, per esempio la sua visione delle donne. Ma altre sono di estrema attualità e mostrano una sorprendente longevità. Ogni anno rileggo più di una volta il capitolo XIII de La sorellina per trovare ispirazione, in particolar modo mi aiuta a capire come si può descrivere Los Angeles nonostante siano passati sessanta anni. E poi Marlowe. Il suo cinismo unito alla speranza, sono sentimenti che appartengono a ognuno di noi».
 
James Ellroy
«Non frequento molto gli scrittori. Ora che non abito più a Los Angeles, quando vi faccio ritorno è solo per lavorare, perciò ho poco tempo a disposizione. Conosco molto bene James Ellroy, e tra gli elementi biografici di Harry Bosch alcuni sono ripresi proprio dalla vita di Ellroy. Entrambi nella realtà e nella finzione hanno perso la madre in modo cruento. E per tutti e due si è trattato di affrontare le conseguenze di un trauma così profondo».
 
Stati Uniti
«Gli Stati Uniti sono un posto come tanti nel quale vi sono aspetti positivi e negativi. Una cosa che non tollero è il senso di isolamento e l’indifferenza per il resto del mondo. Harry è un personaggio che si preoccupa di conoscere e capire cosa accade fuori dai confini nazionali. Ma il nostro paese in generale tende a considerare il resto del mondo come inesistente».

Video - Riprese: Serena Di Vito, Silvia Vitale, Giulio Scarano, Niccolò Riviera, Daniele Iacona e Daniel Cristian Tega. Montaggio: Flavia Monaldi. Musiche: Gaia D'Arrigo
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Michael Connelly, un erede legittimo