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Privacy - Ritratti segreti |
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05/12/2010 |
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Nell’anno del Ventennale di Courmayeur Noir in Festival abbiamo pensato di festeggiare creando qualcosa che non se ne andasse via al calar del sipario sull’ennesima edizione del festival, ma che potesse rimanere a testimonianza di un genere che, se abbiamo contribuito in qualche modo a lanciare nel nostro paese, di certo è cresciuto insieme a noi. Allora abbiamo chiesto a un fotografo specializzato in architettura e antropologia, Francesco Galli, di prestarci il suo sguardo “vergine” ma attento alle dinamiche dei luoghi e degli umani che con essi interagiscono, per ritrarre gli scrittori italiani di noir alle prese col loro lavoro, nelle loro case, nei loro studi. Lo scopo era una raccolta di ritratti che fosse insieme testimonianza di affetto e riconoscenza verso quegli autori che ci hanno regalato le loro storie ma anche la loro presenza nel corso di questi venti anni di festival. E c’era soprattutto una antica curiosità riguardo ai loro “segreti di bottega”. Il risultato è visibile dal 7 dicembre al Museo Transfrontaliero di Courmayeur, almeno come prima tappa della mostra che abbiamo chiamato Privacy - Ritratti segreti, e che si arricchirà di altri scatti durante il festival, per approdare alla realizzazione della versione definitiva che, illustrata da un apposito catalogo, vorremmo presentare in Valle d’Aosta e poi far girare in Italia e all’estero. Alcuni di questi ritratti illustrano questo articolo che vuol essere una sorta di diario di bordo della fantastica avventura di Noir in Festival, iniziata vent’anni fa. Francesco Galli è entrato nelle case e negli studi di ventisette tra gli scrittori italiani del genere più popolare del momento, raccogliendo così una “galleria del noir” che mostra non solo i volti ma anche i luoghi in cui nascono le storie “maledette”. Ogni gruppo di “ritratti segreti” è accompagnato da dichiarazioni degli scrittori che si possono ascoltare dalla loro viva voce, grazie alla collaborazione con la trasmissione di Radio2, Tutti i colori del giallo, a cura di Luca Crovi, che nei giorni del festival trasmette le sue dirette da Courmayeur. Francesco Galli sarà inoltre a Courmayeur durante il festival per riprendere nuove immagini che comporranno la mostra finale, pronta per i primi mesi del 2011, e che sarà esposta in Valle d’Aosta e in altri luoghi in Italia. Gli scrittori ritratti: Sergio Altieri, Gianni Biondillo, Elisabetta Bucciarelli, Pino Cacucci, Gianrico Carofiglio, Piero Colaprico, Sandrone Dazieri, Giancarlo De Cataldo, Davide Dileo (Boosta), Andrea Camilleri, Massimo Carlotto, Giorgio Faletti, Carlo Lucarelli, Marcello Fois, Leonardo Gori, Francesco Guccini, Carmen Iarrera, Loriano Macchiavelli, Alessandro Perissinotto, Santo Piazzese, Tommaso Pincio, Andrea G. Pinketts, Gaetano Savatteri, Piero Soria, Valerio Varesi, Marco Vichi, Simona Vinci. «Parto dall’assunto che l’atto dello scrivere non può essere fissato in una sola immagine come il pensiero, è invisibile all’occhio della fotografia. Allora, faccio un passo indietro e immagino di vedere qualcuno di spalle che, seduto al tavolino, scrive. Potrà usare la penna, una tastiera o una più rumorosa Olivetti meccanica, comunque sia, la mia attenzione si stacca dal suo corpo e incomincia a viaggiare nell’ambiente che lo ospita. Quello lì, concentrato, continua a scrivere e io invece conto. Quanti libri, quadri, sedie, animali, piante, mozziconi di sigarette, oggetti sul tavolo ci sono? Da una parete una maschera africana mi fissa, oppure no, è balinese, ma potrebbe essere anche un pupo siciliano. Poggiato su un piano della libreria trovo un binocolo di quelli che si usavano a teatro, ma ci potrebbe stare bene anche una vecchia Leica degli anni Quaranta. Gli oggetti si scoprono spie e, così, mi appare un ritratto fatto di cose. Poi mi sposto e mi accorgo che dalla finestra potrei vedere un cortile (più che scontato), un viale alberato, il mare, il parcheggio di un supermercato, la nebbia. Oppure è una porta finestra attraverso cui accedo ad una terrazza, dove trovo un vecchio tavolino di ferro dipinto di bianco con due sedie. Ancora, mi giro e posso vedere la scrittrice (intanto ha cambiato nome, sesso e indirizzo) che mi fissa senza vedermi come fossi uno dei soliti gatti che qui transitano dai vari tetti dell’isolato. In un’altra casa, invece, non posso fare a meno di soffermarmi sulla collezione di chitarre elettriche: rievocano vecchi misteri di pop star scomparse e forse vive sotto ignote sembianze. Appena entrato in un luminoso appartamento d’antan la vedo, è chiara e svolazzante, una tenda di pizzo che soffia su un paesaggio mozzafiato, mentre il suo abitante cerca in un remoto cassetto un qualche segreto. Un altro della stessa “famiglia” scende le scale, esce dal portone e si avvia sotto i portici verso l’edicola; poi mi offre un caffé in cucina dove trovo una collezione di vecchi giornali; in un ultimo, indifferente si lascia fotografare nello studio con un teschio, sembra proprio quello di Amleto. Un mondo di cose che in silenzio raccontano i loro proprietari, indizi che misurano dei solitari di professione. Pose frontali e ritratti in primo piano, ma anche visti di schiena a lavorare, tra me e loro c’è solo la sedia, sono indifesi. Sì, sono un po’ vittime questi scrittori; ignari, non si dovrebbero accorgere che un occhio alieno sta tracciando una fenomenologia del loro habitat» [Francesco Galli]. |
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