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Navarro, Bentch, Gonzales e Los Angeles nel Marocco |
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08/12/2010 |
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Tito Topin è a Courmayeur nella duplice veste di giurato e di autore letterario, perr presentare il suo nuovo romanzo, edito da E/O, Fotofinish. «È la storia di una generazione di marocchini che si è trovata costretta a partire. Io sono andato in Brasile. È stata una generazione che si è formata nella diaspora». Non è la prima volta che Topin si confronta con il Marocco e con Casablanca. Tra i suoi personaggi il commissario Bentch, il commissario Emile Gonzales, ma, soprattutto, il commissario Navarro, protagonista di 18 stagioni televisive – arrivato in Italia grazie alla intuizione di Claudio G. Fava, e poi andato in onda sulle reti Mediaset - interpretato sempre dallo stesso attore Roger Hanin. «Quando mi dissero che sarebbe stato lui l’attore scelto, rimasi un po’ perplesso. Non volevo che il personaggio si potesse caratterizzare come un Pied Noir, per questo fin dall’inizio Navarro lo ho definito solo con il cognome. Poi mi sono trovato benissimo, è un attore granitico, e, fosse stato per me, avrei continuato a scrivere questa serie. Trovare storie nuove non era difficile, è la società che ti dà sempre nuovi spunti. Quando ho iniziato non si parlava di violenza carnale o di pedofilia, i casi erano tutti legati alla grande criminalità. È stato proprio il modo nel quale si è evoluta la società che ci ha fatto cambiare le nostre storie». «Amo i personaggi ricorrenti – continua Topin – mi ricordano un po’ i feuilleton del XIX secolo, e mi piace ritrovare i personaggi nel tempo. E poi amo anche i poliziotti, mi piace che il loro vivere in situazioni di degrado li mette in contatto con il mondo reale». Fotofinish, comunque, è un libro non inserito in nessuna di queste serie. «È la storia di una donna di più di 50 anni che, nella paura di perdere la memoria, torna nella sua Patria per cercare di ricostruire la storia del solo uomo che la ha amata». Anche Topin abbandonò il Marocco negli anni Cinquanta, poi, in Francia, ha iniziato a lavorare nella pubblicità. Ed il primo libro lo ha scritto a cinquanta anni. «Mi è stato necessario mezzo secolo per poter scrivere il primo libro. A me piacciono gli scrittori americani, Jim Thompson , William Faulkner, ed ho sempre pensato a Casablanca, come ad una sorta di Los Angeles. Casablanca è un luogo ideale per poter ambientare un noir, c’è il sole, ci sono le decapottabili, le belle donne… Fotofinish ha questa ambientazione, si svolge in un epoca nella quale tutte le emozioni erano più forti, un’epoca nella quale nessuno di noi pensava di poter avere un futuro».
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