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Giovani Critici Europei - Stage internazionale di critica cinematografica |
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29/10/2010 |
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«Il cinema è un’arte? Sarà conservato tutto o in parte? E che accadrà di quello che abbiamo amato in lui? E di noi che ci siamo indebitamente amati attraverso di lui? E del mondo che ci era stato promesso e di cui saremmo dovuti essere i cittadini?» Le considerazioni con cui Serge Daney inaugurava la sua rivista «Trafic», nel 1992, appaiono più attuali che mai. Oggi come allora si sente la necessità di perpetuare una tradizione critica basata sulla visione e sulla messa in comunicazione di un pensiero. Daney continuava: «Ci vorrebbe un luogo per scrivere tutto questo. Perché la tradizione continui. Prima che i griot vadano in pensione». Questo luogo, dove parlare e scrivere, dove condividere emozioni e riflessioni, appare all’epoca di Youtube e Torrent come un bene prezioso, da ricercare e proteggere. Le considerazioni dell’indimenticato critico francese stanno alla base del progetto di questo stage che da quindici anni cerca di dare una forma concreta all’espressione “critica cinematografica”. Lo fa dando spazio alla parola e alla trasmissione, alla memoria e all’analisi a caldo dei film. Lo fa soprattutto in sinergia con un festival che consente una full immersion all’interno dei vari compiti che competono a un critico. La caratteristica di questo laboratorio, che nel corso degli anni ha formato stimati professionisti nel campo del giornalismo ma anche registi e tecnici, è quella di un lavoro sul campo che si arricchisce nello scambio di esperienze tra giovani provenienti da background diversi.
Organizzato dall’associazione culturale “Il cinematografo” e dell’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta, lo stage è appuntamento consueto del Courmayeur Noir in Festival Nel corso degli anni abbiamo consolidato un progetto ambizioso e avvincente, sfruttando a pieno le caratteristiche veicolari di una lingua, quella francese, di cui Daney è forse solo l’ultimo di una lunga serie di grandi griot. Ad accompagnare i giovani stagisti (otto tra belgi e italiani) a fornire loro il necessario inquadramento teorico ci sarà anche quest’anno l’eclettico Philippe Azoury, firma del quotidiano «Libération» e persona impegnata sul duplice fronte della scrittura e della didattica. Di lui apprezziamo la penna ma soprattutto il pensiero schietto e la capacità di mettersi all’ascolto della parola dei giovani stagisti. A lui spetterà il compito di organizzare il lavoro quotidiano di visione e scrittura e di coordinare l’attività di critici (a ogni stagista è chiesto di realizzare un testo lungo su un film del programma ufficiale) con quella di giurati (per decretare il miglior DocNoir).
Rimandando al sito web dell’associazione e alla relativa casella postale per chi volesse avere maggiori informazioni sulle nostre attività, chiudiamo con un ringraziamento doveroso a quanti rendono possibile questo stage. Innanzitutto l’Assessorato Istruzione e Cultura, nelle persone dell’assessore Laurent Viérin, del caposervizi, Elmo Domaine, e della responsabile del progetto, Isabelle Godecharles; poi la communauté française de Belgique (M. Marc Clairbois e M.me Rosanna Baledda). E, ovviamente, il Courmayeur Noir in festival, i suoi direttori e tutto lo staff, che ogni anno con professionalità e affetto ci accolgono. Grazie al loro lavoro di organizzazione e programmazione, lo stage può vantarsi di una proposta unica nel suo genere. Carlo Chatrian (Presidente di «Il cinematografo»)
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