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Giovani critici crescono |
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11/12/2009 |
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un articolo di Elisa Sozzi (DAMS di Torino)
Leggi anche Gli stage del Festival
Lo stage internazionale di critica cinematografica, inserito tra le attività didattiche del Courmayeur Noir in Festival, ha dato spazio anche quest’anno a dieci giovani universitari dalla formazione e cultura eterogenea. Gli studenti sono arrivati dal Belgio, dalla Francia e dall’Italia, con differenti esperienze e tutti con grande entusiasmo.
Alcuni forse faranno della critica cinematografica la loro futura professione. Per altri invece sarà un’esperienza la cui eco avrà un valore trasversale, in un progetto personale di diverso respiro. Tra i ragazzi c’è chi realizza film d’animazione, chi si diletta con la programmazione di software e chi gira per Courmayeur con la reflex in mano. C’è chi studia giornalismo e si porta sottobraccio il microcomputer mentre si va a pranzo, magari per risistemarsi il blog. Punto di convergenza tra tutti questi piccoli mostri dei tempi moderni è un fantastico Philippe Azoury, critico per «Liberation» e «Le Cahier du Cinema», che per il terzo anno conduce lo stage.
Azoury ha cercato di ricreare per sette giorni, quel clima che gli aveva tanto giovato quando con Olivier Seguret, aveva girato in macchina per una settimana parlando di cinema e di critica. Con approccio informale, passione per il suo mestiere, attrazione convulsiva verso il cinema, ha saputo essere per questi ragazzi un faro nel buio.
Per sette giorni attraverso una full immersion totale, i dieci studenti non hanno fatto altro che guardare film, discuterne, e...mangiare, in un clima di scambio culturale stimolante. Tra interviste, critiche e dibattiti, i ragazzi si sono immersi attivamente tra i film del Noir e i loro autori e registi. Ogni mattina si sono ritrovati sul tavolo da poker dell’albergo, dove Azoury attraverso il dibattito ha cercato di fornire quei valori critici, che sono gli strumenti attraverso cui parlare dei film. Perché la critica è sempre soggettiva ed è innanzitutto traduzione di sensazioni filmiche, le quali non possono essere che personali, dice Azoury. Cercare di fare una critica oggettiva sarebbe una follia e uno spreco. Durante il pomeriggio i ragazzi hanno seguito la rassegna documentari in qualità di giuria e venerdì hanno decretato il vincitore (Killer Poet di Susan Gray). Continuando ad aggirarsi per il Noir fino a tarda sera, hanno poi seguito il concorso ufficiale scegliendo alcuni film per analizzarli e criticarli. Ognuno infine ha redatto una critica giornalistica e una teorica, alcune delle quali possono essere lette qui a fianco in lingua italiana.
Il venerdì sera è stato il momento della festa. Tutti a salutare la partenza di Azoury in vista del suo ritorno a Parigi.
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