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  Il giorno del Post Noir  
 
 12/12/2009 
Sono venti anni che è morto Leonardo Sciascia, e sul suo nome si è aperto il convegno, dedicato al Post Noir, coordinato da Ranieri Polese e a cui hanno partecipato Gaetano Savatteri, Gianni Biondillo, Mariolina Venezia, Paolo Repetti, Leonardo Padura Fuentes, Matt Haig e James Sallis.

L’importanza di Sciascia, e del suo libro del 1961, Il Giorno della Civetta (che poi fu portato al cinema da Damiano Damiani sette anni dopo), è nell’essere riuscito a sdoganare il genere»), raccontando una mafia che, fino a quel momento, non era mai stata raccontata in quei termini (anche se, secondo Paolo Repetti, editor e direttore editoriale della collana Stile Libero di Einaudi: «quel libro non ha sdoganato nulla essendo, prima che un giallo, nella considerazione della Einaudi, un libro di Sciascia.
Tra le novità che emersero grazie a questo libro, ricorda Gaetano Savatteri, «vi sono da un lato il modo attraverso il quale è riuscito a costruire una storia nella quale non fosse necessario (non sarebbe stato verosimile vista la relatà italiana) “risolvere il caso”; dall’altro l’aver offerto il ritratto di un nuovo poliziotto, non più uno di quelli che erano stati reclutati durante il fascismo, bolsi, indolenti che fino ad allora invadevano schermi e immaginario; ma un poliziotto democratico, un ex partigiano». Il giorno della civetta lo si può definire il primo giallo italiano fortemente inserito nel sociale, e questa caratteristica della letteratura di genere è rimasta costante nel corso del tempo.

Il noir, comunque, è stato, agli occhi della cultura tradizionale, sempre considerato un romanzo inferiore. Anche se, come giustamente ricorda Gianni Biondillo, scrittore e architetto: «c’è gente a cui del potere non gliene importa nulla, e che nella torre d’avorio della cultura di serie A non ha nessuna voglia di entrare. Questi atteggiamenti snobistici nascondono semplicemente l’odio per la cultura di massa». Perché, per chi scrive, è importante avere presente che ci si rivolge a un pubblico, come ha fatto notare anche Mariolina Venezia, che, dopo aver vinto il Premio Campiello con il suo libro d’esordio Mille anni che sono qui, ha appena pubblicato un giallo sui generis Come piante tra i sassi.

Sull'importanza del farsi leggere ha convenuto anche James Sallis, che amava Henry James, ma che ha scoperto solo verso i vent’anni la “forza della scrittura” di autori come Chandler o Hammett, e che in tutti i suoi libri prova a combinare la forza muscolare della letteratura di genere con la letterarietà dei suoi studi più classici. Girovaga tra i generi anche Matt Haig, nei cui libri si possono sempre trovare riferimenti indiretti alle opere di Shakespeare: «non si può distinguere tra letteratura seria e letteratura non seria, e soprattutto non può fare questa distinzione uno scrittore mentre sta scrivendo un libro».

I rapporti tra letteratura, potere e racconto del reale, sono stati infine analizzati dal Premio Chandler, Leonardo Padura Fuentes, che ha raccontato la situazione della letteratura di lingua spagnola, e i problemi che aveva il genere noir a Cuba, soprattutto fino agli anni Settanta: «mancando la prostituzione e la droga, mancavano proprio le materie prime per poter imbastire queste storie, ma, soprattutto, le storie dovevano avere una funzione didattica ed essere espressione socialista della lotta di classe, con forti limiti posti dal Ministero della cultura. La letteratura che si produceva in quegli anni, tranne pochissime eccezioni, era noiosissima. Con il crollo dell’Unione Sovietica, e la crisi che ciò ha significato per Cuba, la situazione è cambiata, e oggi, mentre nei quotidiani si racconta una società felice, la letteratura parla invece dei veri problemi della gente. Fino a giungere al paradosso che io, con quattro dei miei libri, ho vinto il Premio della Critica a Cuba (un voto che i critici assegnano segretamente), pur non avendo mai ricevuto, dai quotidiani, mai nessuna critica. E inoltre scontiamo la situazione paradossale della mancanza di un mercato per i libri. Oggi non si sa più come poter pubblicare i propri libri e, soprattutto, non si sa chi potrebbero essere i lettori».