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  Il mostro oltre il genere  
 
 10/12/2009 
un articolo di Gabriele Russo (DAMS di Torino)

I sei episodi sulla vicenda del mostro di Firenze, che compongono la serie presentata da FoxCrime, rappresentano una novità nel panorama italiano dei canali televisivi non generalisti.
Intanto perché, come spiega Daniele Cesarano (co-sceneggiatore della serie), la produzione di “racconti” non è l'attività principale della FoxCrime e si tratta di un'attività recente.
Inoltre per questa serie è stato scelto di non rifarsi a un solo preciso genere narrativo, da qui una sceneggiatura “linguisticamente complessa”.
In più l'affrontare il racconto di vicende drammatiche realmente accadute motiva la scelta di non adottare il punto di vista degli sceneggiatori ma di attenersi ai fatti: un punto di vista “sano” e “onesto” – come dice ancora Cesarano – nei confronti delle vittime come di chi ha indagato sul caso.
Interessante a tal proposito il lavoro di ricerca effettuato, in particolare sulla ricostruzione processuale, come anche la scelta di girare gli episodi nei luoghi dove si svolsero i fatti reali.
Il filo conduttore che lega gli episodi è la vicenda, anch’essa reale, di Renzo e Winnie Rontini, genitori di una delle vittime, attraverso la quale viene mostrato il prima, il durante e il dopo di tutta la storia. Sia Ennio Fantastichini (nei panni di Renzo) che Marit Nissen (Winnie) si sono facilmente immedesimati nei personaggi, in quanto entrambi genitori: «anche solo immaginare di poter perdere un figlio è sufficiente» spiega Marit Nissen. Inoltre – sottolinea Fantastichini – è la “potenza”, il “karma” della realtà a rendere più viva l'interpretazione.
Anche questa scelta narrativa dell’identificazione nella “vicenda umana” si colloca come elemento sfuggente dai canoni di genere, e come le precedenti è probabilmente dettata anche dalla particolarità dell'argomento trattato. Infatti sia la cronaca che la storia giudiziaria del “mostro” è stata, in Italia, una vicenda che ha coinvolto la popolazione anche emotivamente, e che non è stata chiarita del tutto: forse non aveva senso affrontarla con la freddezza investigativa alla CSI.
Il mostro di Firenze perciò si pone come prodotto decisamente televisivo, con un linguaggio rapido (episodi da cinquanta minuti) che unisce immagini forti, aspetti umani, ricostruzione storica. Tutto questo inserito in un’ottica “industriale” – per tornare sulla parole di Cesarano – lontana da aspetti  “artigianali” o di “autorialità vaga”.