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Meglio sardi che Noir |
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09/12/2009 |
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La Sardegna è un luogo dove vive un popolo felicemente appartato. E questo popolo, negli ultimi anni, sta pubblicando una quantità impressionante di libri («la media è di uno scrittore ogni settemila abitanti», ci dice Michela Murgia, che di questa schiera fa parte). Molte sono le ragioni per questo fiorire della letteratura sarda: dal vivere in un mondo piccolo che permette uno sguardo più preciso rivolto verso il mondo grande che sta fuori; all’amore verso la lingua italiana, che è una lingua che si impara dopo aver già iniziato a parlare in sardo; alla voglia di narrare questa regione, che non è solo sfondo nel quale le azioni si svolgono, ma protagonista principale, racconto di relazioni ed esperienze. Ma per essere scrittori sardi non basta aver scritto un libro e aver vissuto in Sardegna. Bisogna saperlo essere. E tra i requisiti richiesti per esserlo c’è l’aver scritto almeno un romanzo noir. A Courmayeur, sotto l’ala protettiva di Marcello Fois, si sono confrontati alcuni di questi autori (Giovanni Maria Bellu, Michela Murgia, Giulio Angioni, Wilson Saba, Giorgio Todde), tutti con delle ragioni per non volere essere inseriti nel calderone degli “scrittori sardi”, tutti con ottime ragioni per esservi inseriti. Tutti autori, che, con diverse forme e modalità, hanno esplorato alcune delle migliaia di declinazioni dell’universo noir.
L'introduzione di Marcello Fois Bibliografia selezionata
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