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  Sebastian Fitzek e lo Psycho Thriller  
 
 08/12/2009 
Seconda giornata della Pagina Buia, dedicata oggi allo scrittore tedesco Sebastian Fitzek, nato nel 1971 a Berlino («una città dove, a parte le montagne e il mare, c’è tutto»), e giunto al Noir per presentare Das Kind, (pubblicato in Italia da Elliot con il titolo Il bambino).
Normalmente le sue presentazioni posso essere molto scenografiche «a volte insceno un piccolo spettacolo. Quando ho iniziato a scrivere psycho thriller, la critica più che concentrarsi sui miei libri, scriveva sempre sul mio aspetto fisico (all'epoca portavo degli occhialini e sembravo un po' Harry Potter). Così una volta ho deciso di presentarmi sul palco in stile Hannibal Lecter, con la camicia di forza, e un mio amico, che si fingeva psichiatra e che invitava il pubblico a non leggere il mio libro». E la voglia di coinvolgere i suoi lettori, Fitzek la dimostra anche con i suoi siti Internet, vere e proprie esperienze interattive nelle quali le sue storie assumono contorni differenti.
A Courmayeur, invece, ci si è concentrati soprattutto sulla sua scrittura, e su che cosa voglia dire psycho thriller: «io non scrivo libri d'azione, ma thriller psicologici che scandagliano le contraddizioni dell’animo umano – ha detto Fitzek –. La nostra mente è come la profondità degli abissi del mare: sappiamo che esistono ma non ci siamo mai andati. Mi interessa vedere come reagiscono i personaggi quando sono sotto pressione». Laureato in legge, chiede aiuto ai suoi amici quando si tratta di analizzare stati di disagio mentale: «mi interessa moltissimo la relazione tra il paziente e lo psichiatra, perché è una relazione dove non c’è solo il dialogo, ma dove è presente anche il conflitto. Questa situazione crea tensione, ed è questa tensione che mi interessa».
La storia de Il Bambino, narra di un ragazzino di dieci anni, malato terminale di cancro al cervello, che sostiene di essere stato, nella sua vita precedente, un serial killer. E riesce a portare le prove di questa sua ossessione: «normalmente le persone pensano di essere la reincarnazione di personaggi storici importanti, come Napoleone o Giovanna D’Arco. L’idea mi è nata parlando con degli amici. Volevo raccontare la storia di qualcuno che in un'altra vita è stato, invece, un serial killer. Ho scelto un bambino come protagonista, perché mi interessava che il protagonista fosse una persona “pura”, un personaggio del quale ci si poteva fidare. Non è stato facile, anche perché in Germania, fino a poco tempo fa, gli editori non amavano i libri nei quali veniva messo in scena un bambino che soffriva».
Per il prossimo racconto, Fitzek abbandonerà Berlino: «voglio ambientare una storia su un battello in navigazione tra Amburgo e New York. Tanto per non smentire la mia predilezione per le situazioni claustrofobiche».