Dopo un periodo dedicato alla televisione e alla pubblicazione di racconti e inchieste, Carlo Lucarelli torna nelle librerie con un nuovo romanzo, L'ottava vibrazione (Einaudi, pp 456). Ambientato a Massaua in Eritrea nel 1896, il libro racconta dello sbarco delle truppe italiane e dei soldati che morirono ad Adua, nella più colossale disfatta che il colonialismo europeo abbia mai subito. Era l'Italia che voleva diventare una potenza e che, invece, trovò nemici superiori per armamenti, numero e conoscenza del terreno. Tra gli italiani che sbarcarono, uno aveva un motivo diverso dagli altri per fare il soldato in Eritrea. E poi una ragazza che sembra fragile, e anche lei, come il soldato, ha un motivo tutto particolare per stare lì.
In un'intervista concessa a “Il Venerdì di Repubblica”, lo scrittore che nella scorsa edizione del festival ha ricevuto con Giancarlo De Cataldo un riconoscimento speciale istituito in occasione del quindicennale del Premio Scerbanenco, ha spiegato la genesi del romanzo: “Ce l'avevo in testa da un sacco di tempo, non so perché. Sai come succede, magari un film visto, un suono, una cartolina. Poi mi è venuta in mente una scena: un cavaliere con le penne e la lancia, sul costone di un canyon, davanti al sole rosso, e sotto un soldato con la sciabola che gli corre dietro. Potrebbe essere Fort Apache o un film di John Ford, invece, se il cavaliere fosse Galla invece che Sioux, e il soldato un italiano invece di una giacca blu, la scena sarebbe la stessa, ugualmente esotica, ugualmente epica, ugualmente contraddittoria. Mi sono chiesto perché so tutto di Custer a Little Big Horn e niente di Adua, per esempio. Abbiamo anche noi nella nostra storia un Far West che permette di raccontare metafore avventurose. L'Italia coloniale è uno dei nostri Far West...'. |