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  Scott Turow-Colombo: c'è un giudice in libreria  
 
 25/03/2008 
«La Stampa» anticipa oggi alcuni brani del dialogo moderato da Gaetano Savatteri tra lo scrittore di legal thriller e l'ex magistrato di Mani Pulite, pubblicato integralmente dalla rivista «Micromega».
Proprio in questi giorni, Gherardo Colombo sta presentando il suo nuovo libro, Sulle regole (Feltrinelli, 2008), una riflessione sulla giustizia e sulla necessità che la legge sia applicata per tutti senza eccezioni.




TUROW. [...] Mi chiedete se gli americani guardano all'Italia nei termini stereotipati di un paese il cui Meridione sia ancora largamente controllato dalla mafia? Sì, probabilmente è così. Tuttavia, devo anche dire che sono cresciuto a Chicago, una città governata in maniera molto simile a come succedeva in Italia prima che arrivassero magistrati come Gherardo Colombo. È interessante vedere la differenza esistente, ad esempio, tra noi di Chicago e chi è cresciuto in California, uno Stato in cui la corruzione è molto minore. Ma sono del parere che la corruzione non riusciremo mai a eliminarla del tutto.
Nel pubblico ufficio, chi ha il potere sarà sempre tentato di usare quel potere a proprio beneficio: tuttavia, a me sembra che la variabile più importante, alla fin fine, sia ciò che i cittadini chiedono al loro governo. Se c'è un sentimento diffuso per cui la corruzione è intollerabile, gli elettori non la accetteranno e quindi la corruzione tenderà sicuramente a diminuire, e questo è quello che è accaduto a Chicago.

Colombo, se è stato possibile a Chicago, forse è possibile anche in Italia?
COLOMBO. Sì, sono convinto che sia possibile. Ma non credo che si possa cambiare dall'oggi al domani il modo di pensare di una collettività. E ne sono talmente convinto che ho pensato di dimettermi dalla magistratura proprio per cercare di comunicare, di parlare, di invitare alla riflessione sul tema del rapporto tra il cittadino e le regole. D'altra parte, mi sembra che proprio il modello al quale facciamo riferimento come sistema di sviluppo della nostra società, come progresso verso il futuro, è un modello che rende difficile riuscire a introdurre possibili punti di riferimento che abbiano come base il rispetto delle regole. Perché? Perché il nostro sistema, bene o male, è un sistema nel quale ci si misura sicuramente non sulla correttezza ma sul potere, sulla visibilità del potere: e non solo per chi si trovi al vertice, ma in generale, anche tra vicini di casa.
Quindi, se i modelli sono questi, le strade per raggiungerli passano attraverso la violazione o l'elusione delle regole ogni qual volta che questa violazione o elusione sia funzionale al conseguimento dello scopo. Credo sia difficile cambiare l'atteggiamento del cittadino nei confronti delle regole e per farlo sarebbe necessario approfondire il discorso sugli effetti che un determinato sistema di convivenza produce. [...]
Credo che il problema dell'acqua diventerà drammatico nel giro di qualche anno anche per la società occidentale. Non parliamo dell'aria. Non parliamo dell'ambiente in generale. Si tratta, anche in questo caso, di conseguenze dei punti di riferimento progressivamente individuati come 'valori' ai quali riferirsi per il nostro stare insieme. Se non guardiamo alle conseguenze, forse non cambieremo mai la nostra mentalità verso le regole e il loro contenuto. E, forse, val la pena di cominciare a riflettere sul futuro che ci troveremo davanti se organizziamo la società in un modo o in un altro. [...]

In Europa, da sempre, ci stupiamo sinceramente di come gli Stati Uniti, un paese che è un modello e ci ha insegnato molto sul valore del diritto, dei pesi e contrappesi, del bilanciamento dei poteri, ci sia ancora la pena di morte. Come è possibile
TUROW. Trovo sempre interessante sentire gli europei parlare dell'atteggiamento degli americani verso la pena capitale, perché ci sono delle differenze importanti tra le nostre società, della maggior parte delle quali sono gli stessi americani a essere responsabili. Ma ci sono delle differenze che si portano dietro delle conseguenze; una, ad esempio, è costituita dal fatto che, a causa della grande diffusione delle armi da fuoco, negli Stati Uniti ci sono in media cinque volte più omicidi che nell'Europa occidentale. E l'omicidio è un crimine diverso da ogni altro, è la decisione volontaria, da parte di un essere umano, di terminare la vita di un altro essere umano, che inevitabilmente è amato e profondamente connesso con la vita di molte altre persone. Per questo motivo, la rottura dei legami sociali provocata da un omicidio è molto più ampia del rapporto statistico di 1 a 5. È molto maggiore la paura diffusa in una società in cui il tasso di omicidi è così alto come negli Stati Uniti. L'ambiente in cui ci troviamo a operare dunque è molto diverso da quello che avete in Europa. [...]
Infine, l'ultima differenza tra gli Stati Uniti e l'Europa è, per essere onesti, l'influenza degli intellettuali. Nella maggior parte dei paesi dell'Europa occidentale, la pena di morte è stata abolita (e l'Italia è stato uno dei primi paesi in cui ciò è avvenuto) grazie all'influenza di politici e intellettuali. Se all'epoca fosse stato fatto un sondaggio così come lo si fa oggi in America, sono sicuro che in Francia, ad esempio, la ghigliottina ci sarebbe ancora. Gli europei sono abituati a concedere molto più spazio e credito ai propri leader intellettuali, di quanto non siano disposti a fare gli americani. A causa di queste differenze, è difficile credere che la condanna del resto del mondo contro la pratica della pena di morte negli Stati Uniti produrrà risultati immediati. Ma è certo che, con il progredire della globalizzazione, il cittadino americano medio si troverà sempre di più, nel corso della sua vita, a essere in contatto con cittadini europei, e l'opinione del mondo comincerà certamente a contare di più. È sicuramente importante far sapere a quei leader, intellettuali e politici, che negli Stati Uniti sono contrari alla pena di morte che non sono soli all'interno del mondo civilizzato, ma che anzi rappresentano la vasta maggioranza.
«La Stampa», 25 marzo 2008