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  I mestieri del cinema in un festival: i proiezionisti  
 
 08/12/2007 
Di solito quando si parla di un festival si pensa ai direttori, ai selezionatori, agli ospiti. Si dimentica troppo spesso che c’è un dietro le quinte che rende possibile agli addetti ai lavori e, soprattutto, al pubblico di godere dello spettacolo.
 
Fabio Riccardi uno dei soci della Kinoroma ci ha spiegato cosa significa essere un service che oltre a curare anteprime, è impegnato nei festival e in altre manifestazioni cinematografiche. Qui a Courmayeur lavora dal 1999, allestendo la sala del Palanoir, il Centro Congressi, occupandosi inoltre dell’acustica del Circolo Napapijri e del Jardin de l’Ange.


L’inizio

Come Kinoroma ho cominciato a lavorare con i miei soci dal 1996. Siamo stati tra i primi a portare in Italia i proiettori Kinoton elettronici senza croce di malta. L’idea di calarmi in questa avventura è nata sia come esigenza professionale, prima mi occupavo esclusivamente di audio, ma anche per passione. Entravamo nei cinema e notavamo che la qualità audio e visiva era mediocre. Così decidemmo di fondare una società che offrisse un livello di proiezione qualitativamente superiore.
 
La prima all’Auditorium
La prima grande proiezione fu Gang of New York di Martin Scorsese. Fu emozionante e non posso nascondere il fatto che avevamo anche un po’ di paura in una sala come quella dell’Auditoium di Roma, la Santa Cecilia, da 2800 posti, con uno schermo da venti metri per dodici. Tutto però andò bene e da allora è stato un crescendo di soddisfazioni. In seguito, abbiamo lavorato per il teatro di Giorgio Armani, il Cineporto di Roma, l’Isola Tiberina, Massenzio, la sala Nervi del Vaticano che contiene ottomila posti, e tante altre manifestazioni, per finire prima di questa edizione del Noir in Festival, con la proiezione di Napoleon all’Arco di Costantino, con uno schermo di trentatre metri per nove, uno dei più grandi al mondo.
 
Il lavoro al Noir
Si comincia naturalmente con un sopralluogo per capire cosa ci aspetta. Si pianificano i materiali da utilizzare, calcolando i riverberi delle sale, l’ottica e le misure dello schermo. Poi arriva il momento del Festival e del trasporto di tutte le attrezzature. Tre giorni prima della giornata inaugurale cominciamo a montare le casse surround, il retroschermo, i proiettori. Si procede con l’equalizzazione della sala, cercando di riportare lo stesso riverbero di una sala normale, perché nei festival qualche volta la sala è destinata ad altri usi. Quando tutto è pronto si procede al montaggio delle pellicole che arrivano divise in rulli e, certe volte, il giorno stesso della proiezione. Un lavoro delicato che permette allo spettatore di vedere il film così come è stato pensato dal regista e da tutta la troupe del film.
 
Le difficoltà
Lavorare in una sala che normalmente non è un cinema significa ripensare da capo lo spazio e le condizioni di proiezione. Per esempio all’aperto è necessario valutare tutti gli elementi che disturbano sia l’acustica che la luce di proiezione. Per quest’ultima si potenziano le lampade sia in base alla grandezza dello schermo che alla lontananza dello stesso dalla cabina. Per l’audio si usano accorgimenti acustici che permettono di indirizzare il suono verso la platea senza che si disperda e, particolare non irrilevante, senza che si disturbi il vicinato. Ma questo è solo un esempio delle difficoltà che incontriamo e che, comunque, non spaventano più dopo l’esperienza che abbiamo accumulato in questi anni.