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  Hitman  
 
 09/12/2007 
una recensione di Olivier Bertholin
 

È numero, è un codice a barre e identifica un agente segreto con licenza di uccidere; no, non è 007, a parte i gadget super tecnologici, qui si parla dell’agente A47 un killer spietato che, nella totale freddezza e indifferenza, aspetta gli ordini impartiti dalla sua organizzazione con il solo obiettivo di uccidere e riscuotere. Ispirato all’omonimo videogioco, Hitman diverte in senso globale; quando ci giochi sei all’interno del film, quando guardi il film sei come catapultato all’interno del videogame. Tutto diventa familiare; si parte dalla freddezza e il carisma dell’agente A47, interpretato in modo esemplare da Timothy Olyphant, fino ad arrivare a un’esplicita violenza di puro “entertainment”. Spicca in particolare la sequenza delle spade, che strizza l’occhio allo spaghetti Western di Sergio Leone ne Il Buono, il Brutto e il Cattivo e il cameo del vero videogame. Un film di produzione europea, con effetti stampino “made in Hollywood”, che piacerà sicuramente agli appassionati del genere, mentre per tutti gli altri l’appuntamento con l’amnesia sarà fissato fra due settimane.