|
|
|
|
Joshua |
|
|
|
|
09/12/2007 |
|
|
|
una recensione di Quentin Noirfalisse
Joshua Cairn ha 9 anni e preferisce Bartok, Beethoven e la mitologia egiziana ai campi da calcio dei parchi dell’East Side newyorchese. Tuttavia, dopo la nascita di sua sorella Lily, i suoi genitori non sentono più scivolare le dita sul pianoforte Steinway & Sons del loro lussuoso appartamento. Di fronte alla mancanza d’attenzione, Joshua decide di riscrivere nota per nota la composizione domestica e utilizzare la sua prodigiosa (e machiavellica) intelligenza per portare la sua famiglia verso la completa distruzione. Mentre la telecamera si abbassa sempre più al livello di Joshua, come per sottolineare il controllo che esercita sui suoi genitori, questi non hanno altra scelta che diventare le marionette di un bambino le cui manipolazioni si manifestano senza sosta fuori dalla scena. Se i fili che muove Joshua possono mancare di discrezione, essi tuttavia mantengono la costruzione narrativa in ordine e richiamano a una riflessione sulla sua tendenza verso il male assoluto. Ma senza nessuna rivoluzione del thriller psicologico. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|