|
|
|
|
Der Andere Junge |
|
|
|
|
09/12/2007 |
|
|
|
una recensione di Cristina Ricci “Der andere”, “The other”, “L’altro”: è il bambino, Robert Morell, responsabile della morte di Paul, figlio arrogante di una coppia amica di famiglia. “L’altro”: è il mondo parallelo in cui Robert vorrebbe fuggire, lui rinchiuso in una realtà statica, in una stanza colorata di carte spaziali, sempre percepita come un luogo a sé stante. “L’altro”: è il lato nascosto di una società universalmente alienante; il regista, pur conoscendo a memoria la sua Amburgo, ci proietta in una dimensione umana senza riferimenti spaziali, con una freddezza glaciale nella fotografia. “L’altro”: è il figlio che i Morell vorrebbero o che pensano di avere. La cecità è ovunque: nella volontà dei genitori di proteggere il figlio, nell’indifferenza di un detective che teme le ricadute di un’imminente verità. Forse la colpa di Robert è di aver avuto l’unica relazione umana e di aver infranto la precarietà dell’apparenza, provocando un effetto domino dagli sviluppi inaspettati. “L’altro” è forse tra noi… |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|