Questa indagine nasce da una serie di indizi curiosi: un refuso rivelatore - Psyche invece di Psycho - nel primo trafiletto che annunciava il nuovo progetto di Hitchcock. Una statuetta di Amore e Psiche di Canova che s’intravede in una scena del film. Una sibillina dichiarazione del regista, che presentò Psycho alla stampa come un’«escursione nel sesso metafisico». Continua con un’ispezione dei luoghi del delitto ormai disabitati: il Bates Motel e la casa arcigna in cima alla collina, che Hitchcock volle allestire come gallerie d’arte o Wunderkammern. E diventa una visita guidata che si svolge, con i brividi di prammatica, fra il bric-à-brac degli arredi cupi, e sotto l’occhio impassibile di uccelli impagliati. Una stanza dopo l’altra, il detective Vitiello - e dietro di lui, lo spirito di un Hitchcock mistagogo e sornione - ci aiutano a vedere la spettrale dimora vittoriana di Psycho come un musée imaginaire dell’erotica misterica, per le cui stanze si inseguono tre cicli mitologici infernali: Amore e Psiche, Orfeo ed Euridice, Demetra e Persefone. È una scoperta sorprendente e a suo modo sinistra, alla quale tutto sommato vorremmo sottrarci. Ma forse è troppo tardi: come avremmo dovuto sapere prima ancora di aprire il libro, infatti, dal regno infero di Norman Bates non si esce con la stessa facilità con cui si entra.
«È un’indagine, sì, anche se non è un’indagine poliziesca, perlomeno non un’indagine alla maniera di Arbogast - il detective privato del film, che con i suoi metodi non arriva lontano. Ma il passo del libro è senza dubbio quello di una detection, del graduale diradarsi di un mistero. E sono felice se qualche lettore avvertirà questa sorta di suspense mistagogica, questo fremito conoscitivo che mi ha accompagnato per tutta la creazione del libro, e che ho cercato di trasferire sulla pagina. È una visita guidata al Bates Motel, ma una visita a suo modo pericolosa - come quelle di Marion, di Arbogast, di Lila. Dietro ogni porta, non sai cosa ti attende». [Intervista con Guido Vitiello, di Matilde Quarti, 21 ottobre 2019,
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Guido Vitiello (Napoli, 1975) vive e lavora a Roma. Ricercatore presso il Coris (Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale), insegna Teorie del cinema e dell’audiovisivo presso l'università "La Sapienza" di Roma. Collabora con «Il Foglio», dove tiene la rubrica quotidiana Il Bi e il Ba, e con «Internazionale», dove cura la rubrica della posta Il Bibliopatologo risponde. È autore di La commedia dell'innocenza. Una congettura sulla detective story (2008), In nome della Legge - Un libro sul cinema giudiziario italiano, Rubettino Editore 2013, e di molti saggi, anche in lingua inglese, su vari argomenti: televisione, sociologia, letteratura crime, storia e cinema, pubblicati in numerosi volumi fino a oggi. .
Una visita al Bates Motel
Milano, Adelphi, 2019
In nome della Legge - Un libro sul cinema giudiziario italiano
[a cura di]
Catanzaro, Rubettino Editore, 2013
I turbamenti di un giovane bibliomane
Firenze, Cult editore, 2012
Non giudicate. Conversazioni con i veterani del garantismo
Macerata, Liberilibri, 2012
Ha visto il montaggio analogico?
con Andrea Pergolari
Santa Maria Capua Vetere, Caserta, Lavieri edizioni, 2011
Il testimone immaginario. Auschwitz, il cinema e la cultura pop
Santa Maria Capua Vetere, Caserta, Ipermedium Libri, 2011
La commedia dell’innocenza. Una congettura sulla detective story
Roma, Luca Sossella Editore, 2008
Una stagione all’inferno. Hans-Jürgen Syberberg e la questione della colpa nel cinema tedesco
Santa Maria Capua Vetere, Caserta, Ipermedium Libri, 2007
Dall’LSD alla Realtà Virtuale
Santa Maria Capua Vetere, Caserta, Lavieri edizioni, 2007