Martedì 4 dicembre, ore 10.30 • Sala dei 146 IULM 6
Il 4 aprile 1968 Martin Luther King veniva ucciso in un motel a Memphis. Uno dei tanti giorni oscuri per gli Stati Uniti e per l’umanità, se è vero che il destino di un uomo è il destino di tutti noi. A chilometri di stanza, quello stesso giorno, una macchina viaggiava da Pittsburgh verso New York. Erano a bordo un regista sconosciuto e un compagno d’avventura che aveva contribuito alla realizzazione di un film che ora si trovava nel portabagagli, finito dai titoli testa a quelli di coda. Il regista esordiente era George Romero, il suo sodale era Russell Streiner. Speravano entrambi di vendere il film a qualcuno che lo portasse in sala. Un lungometraggio che in apparenza doveva essere un horror capace di spaventare e intrattenere giovani spettatori e che, però, chilometro dopo chilometro assumeva ben altri contenuti. Night of the Living Dead, soprattutto con la sua scena finale (anche con le fotografie in stile documentario), improvvisamente richiamava alla dura realtà. Ben, l’eroe della storia, interpretato dall’attore afroamericano Duane Jones, dopo essersi battuto con coraggio e aver difeso fino all’ultimo i suoi compagni dall’orda dei morti viventi, viene ucciso non più dal fuoco amico, ma da un gruppo capeggiato dallo sceriffo locale che non fa distinzioni tra Zombi e uomini con una pelle diversa da quella bianca. Ovviamente a cinquant’anni di distanza il fenomeno durevole dei morti viventi non si può ridurre a quello specifico episodio e, in generale, al contesto del Sessantotto. È comunque significativo che prima ancora di uscire in sala, Night of the Living Dead fosse così mutevole e penetrante, capace di entrare nei meandri di una realtà complessa com’è quella dell’esistenza umana per rivelarne gli orrori.
Per questo a cinquant’anni di distanza se ne parla ancora e si trovano nuovi spunti interpretativi, diverse chiavi per leggere il contemporaneo. Qui al Noir in Festival abbiamo chiamato studiosi, esperti, filmmaker per aprirci agli infiniti immaginari prodotti dagli Zombi, per continuare ad assistere a quel continuo rimando tra il cinema e la nostra vita.
Partecipano all’incontro: Dario Argento, Federico Ercole, Gianfranco Manfredi e Gioacchino Toni. Modera: Mazzino Montinari.
Nel 1970
Dario Argento dirige la sua opera prima,
L’uccello dalle piume di cristallo. È il 1975 quando con
Profondo rosso raggiunge uno dei momenti più alti della sua carriera. Il 1976 è l’anno del suo primo horror,
Suspiria. Nel 1978 è tra i produttori e sceneggiatori di
Zombi dell’amico George Romero, con il quale firma
Due occhi diabolici (1990). Nel 1992 dirige la figlia Asia in
Trauma. Una collaborazione che prosegue con
La sindrome di Stendhal (1996),
Il fantasma dell’Opera (1998),
La terza madre (2007) e
Dracula (2011), vero e proprio esordio nel 3-D.
Federico Ercole è nato a Torino nel 1970 e vi risiede. Scrive regolarmente di videogiochi su «il Manifesto» e «Alias», «Dagospia», «Everyeye» e «Playstation Official Magazine». Ha inoltre scritto per «Rolling Stone», «Wired» e «Sky.it» e collaborato con il programma Fuori Orario di Enrico Ghezzi per mandare in onda segmenti di videogame.
Gianfranco Manfredi (1948) ha al proprio attivo album musicali, sia come cantautore che come autore per altri interpreti. Sceneggia film per il grande schermo e per la televisione. È autore e sceneggiatore di popolari serie a fumetti: Magico Vento, Tex, Dylan Dog. Tra i suoi romanzi: Magia Rossa (1983), Cromantica (1985), Ultimi vampiri (1987), Il piccolo diavolo nero (2001), Ho freddo (2008), La freccia verde (2013), Splendore a Shanghai (2017).
Gioacchino Toni è studioso dei fenomeni artistici e audiovisivi. Ha pubblicato i volumi Gli stili nel tempo (con G. Ruggerini, 2005), Storie di sport e politica (con A. Molinari, 2018) e Immaginari alterati (con L. Cangianti, A. Daniele, S. Moiso, F. Pezzini, 2018). Docente di Storia dell’arte, autore di numerosi scritti di carattere artistico e cinematografico, è redattore di «Carmilla» e collaboratore di altre testate.