Amiche, vedove e crimini
di Ilaria Marocchio

Tra gli eventi letterari del festival più attesi, uno metteva a confronto tre romanzi: Il talento del crimine di Jill Dawson, Le vedove di Malabar Hill di Sujata Massey e L’amica del cuore di Sarah Pinborough. A moderare l'incontro con le tre brillanti scrittrici, Adrian Wootton.

«Nei libri che avete scritto - ha inizialmente suggerito Wootton - abbiamo il presente e il passato e una mescolanza di eventi realmente accaduti e fatti creati dalla vostra immaginazione». Rivolgendosi a Sarah Pinborough, Wootton ha chiesto: «In che misura ti sei ispirata a casi reali e come li hai studiati per poter scrivere il tuo romanzo»? La scrittrice ha prontamente risposto: «Il mio personaggio si basa su un caso degli anni Sessanta accaduto nel Regno Unito e che vede protagoniste due ragazze, una condannata e l’altra assolta. Ho tratto parte dei fatti anche da un episodio degli anni Novanta. Nel corso della mia vita ho avuto modo di viaggiare molto e dunque di conoscere diversi di questi casi».

«Penso solo a un atto di immaginazione quando scrivo - ha aggiunto Jill Dawson -. Mi concentro soprattutto sul personaggio, sul luogo di ambientazione e, poi, arriva la storia. È interessante poter scoprire cosa potrebbe accadere». Wootton, allora, ha incalzato l'autrice de Il talento del crimine, sottolineando: «Non si capisce quale sia la realtà e quale la finzione e, immagino, che tu voglia lasciarci con questo dubbio». «Per me certe cose sono ovvie - ha replicato Dawson -, mi piace pensare, però, che il mio libro possa essere letto su più livelli. Naturalmente, io conosco sia la verità che la finzione, ma preferisco tenere aperta questa ambiguità».

«C’è un elemento - ha continuato Wootton - che lega i vostri lavori, scrivete di donne che hanno sofferto e che cercano di sfuggire a situazioni di maltrattamento». Dawson ha fatto riferimento alla vita di Patricia Highsmith e racconta delle umiliazioni da lei provate: «Patricia Highsmith ha subito violenze, non è stata picchiata ma la madre, verbalmente, la trattava male. Alle donne viene sempre addossata una colpa, ed è scioccante questa violenza». Massey ha proseguito: «Non sapevo che la violenza sarebbe entrata nel mio libro. All’epoca, in India, era molto difficile divorziare. Il mio personaggio, Perveen, avvocato da poco entrata a far parte dello studio legale del padre, doveva affrontare questi argomenti. Esistono diversi tipi di violenza e di abuso e so che nelle famiglie musulmane se muore il marito, alla donna viene affidato un tutore che può permettersi di accaparrarsi tutti i soldi. Volevo parlare di questi problemi». Sarah Pinborough, dal canto suo, ha costruito una trama il cui argomento riguarda il forte legame tra le cose che facciamo da bambini e il futuro: «Sono partita dalla prospettiva dell’infanzia. Ciò che abbiamo vissuto da bambini influenza la vita adulta. Non mi fido troppo degli uomini fin da quando ero giovane».

Tra le varie domande poste a Pinborough, una in particolare riguardava una serie televisiva che si ispira al suo romanzo Dietro i suoi occhi e che uscirà su Netflix: «Si comincerà a girare a maggio con lo stesso gruppo che ha fatto The Crown. Hanno già scritto la sceneggiatura e ora stanno scegliendo il cast. Uscirà nel 2020, immagino, e si tratterà di una serie con puntate della durata di trenta minuti circa. Mi hanno chiesto di partecipare alla sceneggiatura ma ho rifiutato perché credo che per scrivere di un personaggio seriale servano delle competenze specifiche e non è cosa da tutti. Preferisco i romanzi ma, naturalmente, sono una fan di tante serie».
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