Il Premio Noir alla carriera è abbastanza giovane. Finora lo avevano ricevuto Stephen Frears, Gabriele Salvatores e Abel Ferrara. Quest’anno è stata la volta di
Joe Dante, presente a Milano e Como con due film:
Piranha ed
Explorers.
La consegna del premio è avvenuta in modo virtuale, poiché il regista di Gremlins, Matinée e La seconda guerra civile americana aveva degli impegni a Los Angeles. Fortunatamente, grazie a un collegamento video, è stato possibile ascoltare Joe Dante all’auditorium della IULM, sollecitato dalle domande di Giorgio Gosetti e Adrian Wootton.
Innanzitutto è stata letta la motivazione del premio: «Cavaliere solitario nella sconfinata pianura del grande cinema di intrattenimento e di genere, erede della migliore tradizione americana del racconto fantastico, Joe Dante riceve il Premio Noir alla carriera per un talento originale che, di film in film, ha saputo tenere uniti humor e paura, fantasia e osservazione realistica della società americana. I suoi film hanno accompagnato più generazioni di giovani spettatori sulle strade della fantasia tra sogno e incubo grazie a uno stile pop, personale e cinefilo».
Come da tradizione il festival anche in quest’occasione ha esteso i suoi "interessi" coinvolgendo un autore non propriamente noir. Tuttavia, Joe Dante ha subito confessato: «Mi piace molto il noir, purtroppo a Hollywood sono stati un po’ restii e non ho potuto realizzare il mio desiderio. Resta comunque uno dei miei generi preferiti. Amo soprattutto i film degli anni Quaranta».
Sul suo rapporto con lo scopritore di talenti, mentore e amico Roger Corman, ha detto: «L’ho incontrato molto presto. Mi piacevano i suoi film e attraverso di lui sono riuscito a entrare a Hollywood. Con Roger si sperimentavano nuove tecniche e si era messi continuamente alla prova. Credo che il suo lavoro sia stato sottovalutato. Le sue opere sono molto raffinate rispetto a quelle degli altri registi».
Non poteva mancare una considerazione sulla commistione di generi: «Guardavo molti film da bambino, in particolare quelli di James Whale dove horror e commedia si mescolavano persino nella stessa scena. In un certo senso questi due generi sono alleati da sempre, anche perché l’horror di per sé è assurdo e quindi fa divertire il pubblico».
Infine una battuta gli è stata carpita a proposito del suo film preferito, tra quelli realizzati: «I film sono come i figli, sono tutti personali e quindi è difficile dare una risposta. Inoltre ho diretto lavori che avrei sempre voluto vedere da spettatore. Se proprio devo citarne due, direi Matinée, perché mi ricorda la mia infanzia, e Gremlins 2».
Chiuso il collegamento, non resta che prenotare un aereo e aspettare l’arrivo di Joe Dante al festival del prossimo anno.