Eri alto, forte, fragile e iracondo, potevi cambiare d’umore in pochi istanti e ritrovare in un baleno quell’ironia e quella bonomia popolare che sapevi rivolgere anche verso te stesso come pochi. Da spettatori ti abbiamo riconosciuto e amato in decine di interpretazioni in cui mostravi (sullo schermo) un’istintiva capacità di riempirlo tutto con un solo gesto, appena muovendoti e usando invece (a teatro) una fisicità straripante e vitale con cui attraversavi letteralmente il palcoscenico fino a dominarlo.
Ma il mondo del Noir ricorda oggi Ennio Fantastichini perché al cinema civile, ai misteri italiani e al giallo come strumento di indagine sociale e politica ha regalato alcune delle sue prove più belle. Basta ricordare la forza ribelle del suo Tommaso Scalia in Porte aperte (1990) di Gianni Amelio dal romanzo di Sciascia, il suo secondo incontro con lo scrittore siciliano per Una storia semplice di Emidio Greco (1991), l’ex partigiano del Gap Giulio in Gangsters di Massimo Guglielmi e poi Altri uomini di Claudio Bonivento, Vite in sospeso di Marco Turco, Senza movente di Luciano Odorisio, Fortapasc di Marco Risi, L’arrivo di Wang dei Manetti Bros. fino al recente Una famiglia di Sebastiano Riso. Per non parlare della sua TV con titoli di qualità (A che punto è la notte da Fruttero & Lucentini) o popolarissimi (La Piovra 7, Il mostro di Firenze), ritratti impegnati (Paolo Borsellino, Sacco e Vanzetti) fino al recente Squadra antimafia. Per finire col dolente ritratto del padre di Fabrizio De André al tempo del sequestro nel film TV Il principe libero.
Caro Ennio, eri così forte, vivo, tormentato, allegro, libero che la tua voce tonante e la tua risata potente risuonano adesso mentre ti salutiamo. Con noi eri stato due volte: nel 2009, per la serie Il mostro di Firenze e nel 2012, per il film di Davide Marengo, Breve storia di lunghi tradimenti. L’apertura del Noir in Festival, quest’anno, non può che essere dedicata a te.